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Solo adesso il governo scopre le scuole paritarie

Renzi (finalmente) promette aiuti. Ma sono anni che lo Stato dimostra di non potercela fare senza i privati

Solo adesso il governo scopre le scuole paritarie

A volte i «pezzi» nascono sfortunati: si inizia con una scivolata, poi si cerca di aggiustare il tiro, ma il rimedio è peggiore del male. Così è capitato all'autore dell'articolo sul Gazzettino di Treviso del 6 ottobre, intitolato in modo da attrarre l'attenzione di 90.000 coppie di genitori veneti che per lavorare entrambi con la lena che contraddistingue quelle parti hanno affidato i loro tesori dai 3 ai 5 anni alle scuole dell'Infanzia paritarie, nel 65% dei casi uniche sul loro territorio. «Scuole paritarie di serie B. È ora di dare la svolta», dove il «di serie B» rappresenta come lo Stato le tratta, non come esse sono nella realtà. Primo scivolone: l'autore dell'articolo non è patriottico?

In apertura: «Chiedete e vi sarà dato. Nei limiti del possibile», parole attribuite al premier. Altro scivolone: quel «nei limiti del possibile» che si spera Renzi non abbia pronunciato in pubblico, assume sfumature sinistre per chi è anche minimamente acculturato sullo status quaestionis: la buona scuola pubblica, statale o paritaria, prevede che i Genitori esercitino un diritto inalienabile riconosciuto ma non garantito dallo Stato. Non devono esistere «limiti» da parte dello Stato nel garantire i diritti dei cittadini. Non si tratta di beneficenza, né dell'accessorio optional. Di più: spunta il «gruppo di lavoro dedicato alle paritarie della Marca e del Veneto»: occorre proprio, questo tavolo, per capire che i Comuni non avrebbero mai la forza di costruire e gestire scuole, che senza il servizio pubblico delle paritarie le aziende si svuoterebbero delle mamme (o magari dei papà) che lavorano? Dalla illuminazione sul gruppo di lavoro si passa ai fatti: il cronista riferisce diligentemente sulla promessa dell'incontro a Roma alla fine di ottobre. Nessuna perdita di tempo per le fortunate paritarie della Marca: evidentemente i decenni di impegno di Agesc, Fism, Fidae, nonché la pubblicazione di saggi documentati e dettagliati sul tema (uno anche con la prefazione del Ministro della Pubblica Istruzione) e le decine e decine di articoli comparsi su quotidiani e settimanali, tra cui una lettera diretta allo stesso Renzi, hanno sortito l'effetto sperato.

Le scuole pubbliche paritarie, come quelle statali, non necessitano di piogge sparse, più o meno intense, di euro. Hanno bisogno tutte di serietà. Renzi converrà, poiché è partito dalla scuola, probabilmente come l'aveva in mente lui, non come si è rivelata a seguito della L. 107/15: a fronte del sacrosanto svuotamento delle graduatorie, nelle sale professori di tutta Italia si è raccolto un nocciolo duro di docenti esasperati, stanchi e demotivati, spesso riottosi rispetto al sano istituto della valutazione e auto valutazione. Probabilmente il processo della Buona Scuola, ormai inarrestabile, renderà chiaro a chi non si fa valutare, che prima o poi muore. Infatti, un altro aspetto della serietà auspicata da Renzi è che le buone scuole pubbliche, statali e paritarie, devono poter essere scelte da tutte le Famiglie italiane, indipendentemente da ragioni economiche. La conseguenza: morte per inedia dei diplomifici, anche con l'aiuto di un autorevole piano ispettivo. Naturalmente le buone scuole pubbliche paritarie della Marca Trevigiana e del Veneto in generale quelle del «tavolo», per intenderci non avranno nulla da temere: il riconoscimento dei Genitori sul piano didattico ed educativo, e la verifica dei contributi al funzionamento in rapporto al servizio erogato dicono che il costo standard per alunno in tali scuole è già ampiamente in linea con quello che dovrà essere stabilito per tutte le scuole italiane, e al più presto, pena il collasso del Sistema Nazionale di Istruzione. Questa è la via, l'unica: determinare il costo standard di sostenibilità per alunno, modulato per corso di studi e per ogni situazione particolare in cui la scuola si trovi ad operare. Si veda a tale proposito il lavoro già pronto per il Ragioniere generale dello Stato: nel saggio «Il diritto di apprendere. Il risultato: un risparmio di 17 miliardi di euro all'anno, con la piena libertà di scelta delle famiglie italiane nell'ambito delle scuole pubbliche statali e paritarie del Servizio Nazionale di Istruzione. Certamente tale costo non può essere identico per la scuola del centro di Treviso e per quella del quartiere Scampìa. Ad oggi, il costo pro capite in Italia, per un alunno della scuola pubblica statale, è tra i settemila e gli ottomila euro, a seconda del Corso di appartenenza, dall'Infanzia al Liceo. Per Treviso e per Scampìa. Oggi, le pubbliche paritarie della Marca Trevigiana, le beneamate del premier e giustamente , arrivano sì e no a quattromila. Deduzione amara: in Italia il vento della giustizia e della libertà dei genitori partirà forse dall'antica Marca di carolingia memoria, non perché lo Stato ritenga che ciò che riconosce va anche garantito, ma perché toccherà con mano che la mancanza di giustizia porta al tracollo, non solo etico, ma economico.

Chi ha orecchi per intendere, intenda.

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