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«Solo studiando le rocce si può difendere la Terra»

Roma. «Quale metodo uso per studiare le rocce? I piedi!». Emiliano Mutti, 83 anni, è il decano della sedimentologia in Italia. Da oltre 50 anni studia i depositi subacquei di sedimenti e dall'inizio degli'90 quelli di mare profondo», ricerca per la quale ha vinto l'Eni Award 2016 nella sezione «Nuove frontiere degli idrocarburi - Upstream» ex aequo con Christopher Ballentine dell'Università di Oxford. In pratica, il professor Mutti, osservando e studiando tramite carotaggi le rocce in affioramento di origine sedimentosa ha elaborato modelli che consentono di effettuare con un minor grado di incertezza le esplorazioni petrolifere in mare profondo che presentano una complessità notevole dal punto di vista geologico. «Non bisogna mai smettere di studiare le rocce perché le informazioni di cui disponiamo rappresentano a malapena il 25-30% dei dati totali», aggiunge ricordando come Eni si basi da tempo sulle sue ricerche. E di esplorare Mutti non ha mai smesso. «Bisogna unire alla fatica intellettuale anche quella fisica», sottolinea corrucciandosi per come la sua materia in Italia sia trascurata, soprattutto dalla scuola.

«Molti pensano ai geologi solo quando si verificano i terremoti», afferma con un po' di tristezza evidenziando come «il geologo sia necessario prima di un evento per studiare la natura del terreno».GDeF

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