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Sondaggi: impennata della Lega (34.4%), crollo di Di Maio

Governo sotto il 40%: calo di popolarità anche per Conte. Continua la crescita Pd

Sondaggi: impennata della Lega (34.4%), crollo di Di Maio

Tra sondaggi pubblici e sondaggi privati, è guerra tra i partiti in vista delle elezioni europee. Per Demos continua l’ascesa della Lega ma per l’Istituto della Ghisleri i primi segnali di calo secondo quanto raccontato dall’ex senatore Minzolini. Mentre un mese fa era attestato addirittura intorno al 35% ora sarebbe tra il 32 ed il 33 così come la popolarità di Salvini che, per la prima volta, sarebbe sotto il 50 con un gradimento del 48%. Non andrebbero meglio le cose per l’esecutivo nazionale apprezzato dal 38% degli italiani ed un -2% rispetto a sette giorni fa così come per il Premier che scende dal 45 al 40% e Di Maio tra il 27 ed il 28%.

Se questi sarebbero i numeri della Ghisleri cosa differente quanto registrerebbe l’Istituto Demos. Confermati i circa 10 punti percentuale in meno dei Cinque Stelle di 365 giorni fa, oggi al 23.2%, ed il più 17 per i leghisti attestati sul 34.4%. Il Pd, un po’ per la fase Zingaretti ed un po’ per un "voto di recupero" dai pentastellati, si attesterebbe su un tondo 19% che, assieme a + Europa con il 2.5 e Liberi e Uguali al 2.6%, potrebbe contare su un 24.1%. Per il centrodestra Forza Italia al 9.6 e Fratelli d’Italia al 4.2% che, sommati al 34.3 dei salviniani, porterebbe la coalizione al 48.2%. Quale futuro e quale apprezzamento per governo e provvedimenti? Per il 32% di italiani Conte guiderà l’esecutivo fino al 2023 ma per il 57% non arriverà a fine legislatura (al massimo un anno e fino alle Europee riscuotono rispettivamente il 21% (tot. 42%) ed ancora in piedi per più di un anno, ma non sino al 2023, per un 15%. Rispetto ai provvedimenti tutti quelli voluti dalla Lega i più “suffragati”.

Legge anti-corruzione e riforma quota 100 apprezzati rispettivamente dal 34%, un 33% sceglie la legittima difesa, il 25% la chiusura dei porti, il 21% Tav e reddito di cittadinanza ed un 15% apprezza la maggiore autonomia delle regioni richiedenti.

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