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Sorpresa, ai Sinti altoatesini ora piace Salvini

Il portavoce della comunità Rom lo attacca ma i suoi lo zittiscono: «Votiamo la Lega»

Sorpresa, ai Sinti altoatesini ora piace Salvini

Matteo Salvini, dopo il Sud, divide pure i Sinti. Succede in Alto Adige, a Bolzano, per la precisione, dove la locale comunità di origine nomade si è spaccata dopo la mossa di Radames Gabrielli. Fondatore nel 2006 di Nevo Drom, associazione contro la discriminazione dei Sinti, Gabrielli a fine maggio ha annunciato di volersi candidare come sindaco a Bolzano. Sfruttando l'occasione per lanciare qualche frecciata al ministro dell'Interno e al suo partito. «Siamo un po' spaventati - ha spiegato il leader di Nevo Drom al Corriere dell'Alto Adige - per le azioni che ha intrapreso la Lega, soprattutto gli sgomberi forzati in giro per l'Italia». Nel mirino di Gabrielli lo slogan del Carroccio «prima gli italiani», sbagliato secondo il sinti perché «anche noi di fatto siamo italiani, ma veniamo discriminati e non possiamo avere una casa o un lavoro».

Ma le parole del candidato sindaco in pectore, però, non sono piaciute proprio ai suoi «fratelli» sinti. Che hanno deciso di replicargli dalle stesse pagine del quotidiano altoatesino. «Vogliamo far sapere a tutti - ha spiegato Florenz Adelsburg, parlando a nome di una dozzina di famiglie Sinti della zona - che non condividiamo le lamentele di Radames, e lo invitiamo a non parlare più a nome dei Sinti: prima di fare delle dichiarazioni come sedicente portavoce della comunità, dovrà chiederci il permesso». E a sparigliare ancora di più le carte è un altro «altoatesinti» bolzanino, Sergio Schopf, che rivela addirittura la sua adesione politica al Carroccio: «A me piace la politica di Salvini e lo voterò sempre», taglia corto in totale rotta di collisione con Gabrielli. Isolato anche culturalmente dalle parole di un suo parente, il cugino Davide Gabrielli da Bressanone, che spiega: «Radames, con pochissimi altri suoi parenti, vive ancora nelle roulotte in viale Trento, mentre noi, che siamo centinaia di Sinti altoatesini, viviamo nelle case». Insomma, la presunta discriminazione denunciata da Radames, per gli altri Sinti, è una bufala: «Ha detto che non abbiamo casa né lavoro, ma non è vero», prosegue il cugino, Davide, mentre Adelsburg spiega il perché della presa di distanza: evitare che i concittadini pensino che «la posizione di Radames sia condivisa» dagli altri Sinti. Quando invece, conclude, «nessuno ci tratta male in Alto Adige», e «di certo non vogliamo tornare indietro, ai tempo in cui si viveva nei campi».

Ma, soprattutto, «non abbiamo bisogno di nessun portavoce».

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