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Le trecento jihadiste europee addestrate in Siria dall'Isis e rispedite a casa come infiltrate

Sospetti anche sull'italiana Sonia K. È sparita col fidanzato turco e starebbe combattendo per il Califfo. SOSTIENI IL REPORTAGE

Le trecento jihadiste europee addestrate in Siria dall'Isis e rispedite a casa come infiltrate

«Il Califfato ha aperto un corso di addestramento per le jihadiste europee, soprattutto sulla raccolta di informazioni, per rimandarle da noi come infiltrate. Dalle stime dell'intelligence sono circa 300 nel giro di due anni le donne transitate soprattutto in Siria» rivela una fonte autorevole del Giornale . Nella rete dello Stato islamico è caduta anche Maria Giulia Sergio, alias Fatima, partita dalla Maremma in settembre con il marito albanese.

«Gli addestratori dell'Isis selezionano prima di tutto le convertite europee, che considerano preziose essendo “bianche”. Poi arruolano le ragazze di origine araba o balcanica, che sono nate o erano perfettamente integrate in Occidente» spiega la fonte del Giornale . «I terroristi hanno bisogno di donne di buon livello culturale e poliglotte - continua - L'addestramento è pure militare, ma si concentra sull'intelligence e la raccolta di informazioni. Una volta pronte vengono pian piano rimandate nei paesi europei dove vivevano». Secondo gli 007, le jihadiste di ritorno «cercano di cancellare le tracce della loro permanenza in Siria prima di lavorare come infiltrate nelle nostre città».

Fatima, la jihadista italiana convertita, è stata preceduta da un caso controverso. Sonia K., un'italiana di famiglia con origini tunisine, che viveva a Onè di Fonte in provincia di Treviso, è inserita con un'apposita scheda nella lista dei foreign fighter stilata dall'antiterrorismo. La ragazzina ha compiuto la maggiore età lo scorso anno e sarebbe partita verso la Siria. Il padre, Lofti, che ha la cittadinanza italiana, denunciò la scomparsa ai carabinieri lo scorso fine agosto. Negli ultimi giorni il genitore ha sostenuto di aver riallacciato, di recente, i contatti con la figlia, via internet. Sonia si troverebbe in Turchia dove ha seguito il fidanzato, che potrebbe avere a che fare con la militanza jihadista.

Si trattava di una ragazza normale fino a un fatidico viaggio con la mamma nella patria di origine, la Tunisia. Il paese nordafricano, prima tappa della cosiddetta primavera araba, è un serbatoio di combattenti (oltre 3000) per la Siria e l'Irak. Non solo: in Tunisia è nata Ansar al Sharia, la formazione radicale che combatte anche in Libia e ha aderito al Califfato.

Sonia, dopo il viaggio nella patria di origine dei genitori, è tornata a Treviso per continuare gli studi, ma profondamente radicalizzata dal punto di vista religioso. Qualcuno, in Tunisia, le deve aver fatto il lavaggio del cervello. Alla fine la diciottenne se ne è andata dall'Italia con un ragazzo turco e ora i familiari puntano a derubricare la vicenda in semplice fuga d'amore.

Lo scorso fine ottobre la polizia inglese ha arrestato una donna di 25 anni nei sobborghi di Londra sospettata di «preparare attentati» dopo la sua permanenza in Siria. Le Lady Jihad occidentali si arruolano nel Fronte al Nusra, la costola di Al Qaida in Siria, o nei ranghi dello Stato islamico. Secondo alcune stime sarebbero il 10% delle reclute straniere. In gran parte arrivano dall'Europa: una sessantina dalla Francia e circa 70 dall'Inghilterra. Non mancano volontarie della guerra santa da Austria, Belgio, Spagna e addirittura gli Stati Uniti. Secondo Katherine E. Brown, del King's college di Londra sono «al massimo 200» dal vecchio continente. Ufficialmente seguono mariti e fratelli combattenti o sposano i mujaheddin occupandosi soprattutto di faccende domestiche. All'inizio di ottobre, però, è nato il gruppo femminile jihadista Al Zawra, che punta ad addestrare le donne per la guerra santa compreso l'uso delle armi, il pronto soccorso e l'utilizzo della rete per propaganda e reclutamento.

A fine ottobre la marocchina Fatiha Hosni, nome di battaglia Umm Adam, ha raccontato il suo ingresso nello Stato islamico annunciando che «abbiamo bisogno delle donne per il jihad ». La prima kamikaze europea si chiamava Muriel Degauque. La «martire» viveva in Belgio e aveva sposato un estremista.

Nel 2005 si fece saltare in aria contro un convoglio americano in Irak, senza fare vittime.

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