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Sospetti e veleni su Salvini: così fa fuori due concorrenti

Cresce l'ipotesi che il segretario leghista stia sfruttando il caso Roma per liberarsi di Meloni e Bertolaso e guidare il centrodestra. E ai suoi confessa: potremmo chiudere con Forza Italia

Sospetti e veleni su Salvini: così fa fuori due concorrenti

«Questa è la volta che chiudiamo». La porta che Salvini vuole chiudere non è solo quella su Bertolaso, candidato inizialmente accettato ma ormai divenuto improponibile per il segretario del Carroccio («Non ci interessa, chiuso. Sui rom dice che se frugano nei cassonetti, vanno tolti i cassonetti... Come fai a dire una roba del genere? Allora togliamo anche i semafori»). Lo scontro sul candidato a Roma è piuttosto l'occasione utile, come Salvini confida ad alcuni suoi fedelissimi, per sganciarsi da Forza Italia e lanciare la nuova fase della Lega, archiviando quelle che ai microfoni di Radio Padania definisce «vecchie frittate, riedizioni di vecchie alleanze del centrodestra in cui poi si litiga, non servono».

Mentre lo staff di Salvini è impegnato a ribadire la linea ufficiale («non si discute l'alleanza in coalizione»), arriva il capogruppo leghista alla Camera (e non a caso coordinatore di Noi con Salvini nel Lazio), il salviniano Gian Marco Centinaio, col bazooka: «Le nostre strade, nel momento in cui c'è un muro contro muro e da una parte c'è chi vuole vincere le elezioni e dall'altra invece c'è chi vuole incaponirsi su un candidato perdente, non possono che dividersi».Salvini, forte delle percentuali raggiunte alle ultime elezioni, vuole liberarsi del tradizionale schema in cui la Lega è l'alleato minore, e la partita di Roma potrebbe rivelarsi un win-win game, così pensa Salvini. Da una parte infatti ci sarebbe Guido Bertolaso, candidato non più della coalizione ma di Berlusconi, sempre che non riesca il pressing in corso per farlo ritirare.

Il leader della Lega è convinto che l'ex capo della Protezione civile farà flop alle urne, e questo risultato verrà addebitato al leader di Forza Italia per rafforzare la richiesta di lasciare la guida del centrodestra. Dall'altra ci sarebbe la Meloni, candidata controvoglia a Roma nonostante la gravidanza. Salvini ha già ripetuto mille volte che la Lega la sosterrà.Questa mossa ha doppia valenza. Da un lato generazionale, sempre in chiave rottamazione di Berlusconi. Ma c'è un altro risvolto, che emerge nelle valutazioni dell'entourage della leader di Fdi. La corsa a Roma non è semplice, il M5S stavolta ha un candidato forte, il centrodestra è in frantumi. Ergo: la Meloni si prende una bella grana che non può far escludere performance negative. Ma proprio questa è un'opzione che toccherebbe poco la Lega di Salvini.

Il ragionamento leghista è molto pragmatico: se la Meloni perde (e perde pure Bertolaso), Salvini ne esce come il leader «vincente» nel centrodestra. Se invece la spunta la Meloni, Salvini si libera (con la Meloni impegnata in Campidoglio) di una competitor per la leadership nazionale del centrodestra. Un'operazione che Salvini, a chi glielo chiede, smentisce come una malignità, visto che piuttosto la Meloni avrebbe una ribalta nazionale per tre mesi come candidato a sindaco di Roma, altro che svantaggio dunque. Ma i sospetti sono tenaci.E anche Salvini li fa circolare, ad esempio su una nuova tentazione «nazarena» di Berlusconi nella partita del Campidoglio. «La Lega è così, o di qua o di là, niente compromessi, noi siamo alternativi a Renzi mentre c'è in giro qualcuno che forse ha nostalgia degli inciuci con Renzi... almeno a volte si ha questa impressione. Ma noi puntiamo a vincere non a partecipare».

Se poi sono altri quelli che perdono, si può vincere lo stesso.

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