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S&P: "Ecco perché l'Italia è solida"

Risparmio robusto, famiglie e imprese con pochi debiti. E il mercato del lavoro resta forte

S&P: "Ecco perché l'Italia è solida"

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Nonostante il «gufometro» di alcuni fosse già alle stelle, l'Italia ha superato bene il primo scoglio delle grandi agenzie di rating rappresentato da S&P Global Ratings. E, andando un po' oltre al giudizio di «BBB» con prospettive stabili - che significa due scalini al di sopra della linea rossa che divide i debitori più solidi da quelli più rischiosi - l'agenzia americana evidenzia alcuni punti di forza del sistema Italia che sono la miglior medicina contro i tassi d'interesse elevati.

«Le valutazioni di Standard and Poor's confermano che la Manovra approvata dal governo rassicura i mercati», è stata la reazione del vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, «e questo dimostra che stiamo andando nella giusta direzione».

L'agenzia ha notato che l'Italia è un Paese facoltoso, «con una ricchezza netta delle famiglie stimata dall'Istat in 10,4 trilioni di euro» (10.400 miliardi, tre volte e mezzo il debito pubblico di 2.800 miliardi). Ma c'è di più: «Sebbene il debito pubblico sia elevato, quello del settore privato non finanziario (famiglie più imprese) è tra i più bassi del G7, pari al 106 % del Pil alla fine del primo trimestre del 2023». Insomma, il sistema nel suo complesso può sostenere il Paese. E sembra che abbia voglia di farlo, a partire dai piccoli risparmiatori: le due edizioni di Btp Valore hanno finanziato lo Stato per complessivi 35,3 miliardi. Ci sarebbero poi i 15,8 miliardi delle famiglie fruttati dagli ultimi Btp Italia. In meno di un anno, quindi, sono arrivati oltre 51 miliardi che valgono poco meno del 2% del debito. Numeri oltre le aspettative. La stessa S&P ha notato che «Approfittando dell'aumento del risparmio del settore privato, il Tesoro italiano si è rivolto sempre più ai mercati al dettaglio». Più il debito sovrano è in mano alle famiglie, del resto, meno è soggetto a ondate speculative e questo raffredda rendimenti e spread.

Ma c'è dell'altro: l'Italia è un forte esportatore (vende all'estero per il 36% del Pil) e rappresenta il 19% della produzione industriale europea. Ed è creditore netto con l'estero. «Il mercato del lavoro rimarrà resiliente», ha osservato S&P, «con la disoccupazione che rimarrà al 7,8% nel periodo 2023-2026». Ben al di sotto del picco del 2014: il 12 per cento. Questi e altri punti di forza rendono sostenibile un pur elevato debito pubblico che nel 2026 dovrebbe calare al 136% del Pil.

«Il primo giudizio, da parte di una delle più importanti agenzie di rating sui nostri conti pubblici», ha commentato Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, «risulta essere estremamente positivo, a dimostrazione della serietà del governo». La promozione di S&P è un buon viatico verso gli esami di Fitch e Moody's, che andranno a completare il trittico delle più grandi agenzie. Il 10 novembre si esprimerà Fitch, ma la più attesa è Moody's (il 17), l'agenzia più «cattiva» perché valuta l'Italia appena un gradino sopra il livello speculativo. Se Roma riuscirà ad avere in tasca dopo la promozione di S&P anche quella di Fitch, sarà più difficile per Moody's discostarsi tanto dai due competitor. Nel frattempo, il 27 ottobre dirà la sua anche la canadese Dbrs.

Domani la parola passerà alle Borse.

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