Politica estera

In Spagna primi i Popolari. Ma maggioranza sul filo

Il Pp scavalca i Socialisti del premier uscente Sánchez. Vox arretra, ma può essere decisivo

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Le elezioni anticipate, nel pieno della torrida estate spagnola, suggellano il sorpasso del Partito Popolare sui Socialisti. Il Pp guidato da Alberto Núñez Feijóo è il più votato dagli spagnoli, anche se - fino ai dati definitivi - non c'è ancora certezza sulla nuova maggioranza che guiderà la Spagna nella prossima legislatura. L'unico punto fermo, stando agli exit poll e alla metà delle schede scrutinate, è che i Popolari hanno scavalcato il Partito Socialista del premier uscente Pedro Sánchez, che ha chiamato gli spagnoli al voto con 5 mesi d'anticipo, nella speranza di una riconferma del suo governo di coalizione. Per Telecinco i giochi sarebbero chiusi e l'eventuale alleanza Pp-Vox regalerebbe alla destra 181 deputati, più dei 176 necessari per ottenere la maggioranza assoluta alle Cortes, la Camera bassa spagnola che ieri ha eletto 350 deputati. Lo stesso sostiene El Debate, che dà addirittura ai Popolari fra i 153 e i 158 seggi. Ma secondo Rtve, la tv di Stato, il Pp non avrebbe in tasca la certezza di una maggioranza piena, avendo strappato il 34,2% dei voti, pari a una forbice fra 145 e 150 seggi. L'estrema destra di Vox sarebbe infatti a quota 11,2%, fra i 24 e i 27 seggi, che in alleanza con il Pp potrebbe voler dire maggioranza assoluta, ma solo se i risultati definitivi si attesteranno sulla parte più alta della forbice.

Il dato inequivocabile è l'arretramento dei Psoe di Sánchez, che con il 28,9% oscilla fra i 113 e i 118 scranni, 2 in meno rispetto al 2019, mentre il Pp ne avrebbe guadagnati oltre 60. Ma i numeri non sono ancora definitivi e così anche la formazione del nuovo esecutivo. L'ultra destra di Santiago Abascal potrebbe dunque essere «king maker», risolutiva, pur avendo dimezzato i suoi seggi e pur essendo stata probabilmente superata da Sumar, la coalizione dei piccoli partiti di estrema sinistra guidata dalla vicepresidente del governo uscente e ministra del Lavoro Yolanda Díaz, che con il 13,3% si aggiudicherebbe fra i 28 e i 31 seggi, in terza posizione proprio davanti a Vox.

È stata un'elezione rovente quella di ieri, non solo per il clima torrido in cui sono stati chiamati a votare 37,4 milioni di elettori spagnoli, che hanno anche eletto 208 dei 265 senatori. In gioco c'è il futuro della Spagna, segnato dalla sua virata a destra, ma anche quello dell'Europa se al governo entrerà Vox, l'estrema destra che vuole la revisione delle politiche sul clima e sui migranti, che intende istituire un blocco navale per impedire ai migranti irregolari di arrivare sulle coste della Spagna e vuole cancellare le leggi su aborto ed eutanasia e i diritti acquisiti dalla comunità Lgbt+.

«Serve un governo solido e forte», ha detto il leader dei Popolari uscendo dal seggio di Madrid, mentre il premier uscente Sánchez parlava di «buone sensazioni e di «un giorno importante per la democrazia».

L'affluenza per il voto alla Camera è oltre il 69%, oltre tre punti in più rispetto al 2019. I dati parziali delle 18 hanno invece registrato un netto arretramento nella capitale, Madrid, di circa 8 punti, dal 61,5% al 53,6%, numeri probabilmente condizionati dall'incidente ferroviario tra Madrid e Valencia, che ha costretto alla sospensione della circolazione fin dal mattino, con i governatori delle rispettive regioni che hanno chiesto al governo di «fare il possibile» per garantire il diritto di voto ai passeggeri. In Catalogna, sempre alle 18, l'affluenza più bassa, 11 punti in meno, dato che potrebbe aver inciso sulla riconferma del premier socialista uscente.

E questo nonostante il record del voto postale, del quale si sono serviti 2,5 milioni di spagnoli, il 93,8% di coloro che ne avevano fatto richiesta.

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