Cronache

Spari alle auto della polizia Così la mafia sfida lo Stato

Francesco Miglio, sindaco di San Severo, ottiene più agenti dopo tre giorni di sciopero della fame. Ma i clan reagiscono

Spari alle auto della polizia Così la mafia sfida lo Stato

La dichiarazione di guerra della mafia è scolpita nella carrozzeria sforacchiata di un furgone della polizia: è uno dei veicoli appena inviati dal ministero dell'Interno per fronteggiare l'offensiva della criminalità, è stato danneggiato a colpi di pistola in un tiro al bersaglio che suona come un macabro e minaccioso avvertimento allo Stato.

È accaduto a San Severo, la città dove il sindaco, Francesco Miglio, ha dovuto fare tre giorni di sciopero della fame per farsi sentire e ottenere un primo passo concreto sul fronte della sicurezza. Ma i clan evidentemente hanno reagito. E lo hanno fatto con un'azione in grande stile in un'area divenuta da tempo un'autentica polveriera, segnata da estorsioni, attentati e una catena di agguati. Tra l'altro, proprio a ridosso di questo paesone di oltre 50mila abitanti della provincia di Foggia incombe l'ombra del ghetto dei braccianti demolito al termine di un'operazione scandita da fasi di grandi tensioni: ma non ci sarebbero collegamenti con quanto accaduto l'altra notte.

Gli investigatori infatti seguono la pista della criminalità organizzata del paese. E hanno già ricostruito la dinamica grazie alle telecamere in piazza della Costituzione, vicino a un albergo che ospita gli agenti da poco trasferiti. È tutto fissato in quelle immagini: un uomo alla guida di un'auto passa vicino al furgone della polizia e spara più volte; poi accelera e si allontana. Non ci sono stati feriti, le pallottole hanno colpito la carrozzeria in tre punti; la macchina è stata trovata più tardi: è risultata rubata pochi giorni fa, ulteriore conferma che si è trattato di un piano studiato nei dettagli. «È un attacco alle istituzioni, un atto di una gravità inaudita», dice il sindaco Miglio, che nel giugno del 2014 chiamò in giunta anche l'attuale governatore, Michele Emiliano, designandolo assessore a legalità e sicurezza. L'incarico si protrasse poco meno di un anno, ma la situazione a San Severo non è cambiata. «Assistiamo preoccupati a questa escalation dei fenomeni criminosi nel nostro territorio», dichiara Miglio. Il 28 febbraio, dopo aver intrapreso lo sciopero della fame invocando l'intervento dello Stato, il primo cittadino si è incontrato con il ministro dell'Interno, Marco Minniti.

Il governo ha raccolto l'appello inviando un drappello di agenti e veicoli provenienti dal reparto prevenzione crimine di Bari. Inoltre il Viminale ha già annunciato l'invio a San Severo di altri agenti. Ma non c'è stato alcun arretramento da parte delle cosche. «In pochi giorni i nostri negozi hanno subito altre rapine», racconta il sindaco. Il quale non usa mezzi termini e dichiara: «San Severo ha paura, San Severo e i suoi cittadini percepiscono che è in atto una vera e propria guerra nei confronti della città, dei suoi abitanti, per la stragrande maggioranza laboriosi e ossequiosi del vivere civile; ma soprattutto aggiunge dopo questo vile gesto è in atto un'azione pericolosa e strategica contro lo Stato. Ancora una volta prosegue - chiediamo aiuto, chiediamo di non essere lasciati soli». Secondo il questore, Piernicola Silvis, «è probabile che chi ha sparato abbia preso di mira i mezzi come ritorsione perché l'incremento dei controlli ha infastidito di molto la criminalità». E mentre le indagini vanno avanti, si ripropone l'esigenza di rinforzi in una provincia dove gli organici della polizia sono fermi al 1989, come spiegato dal capo della polizia, Franco Gabrielli, in una relazione dinanzi alla commissione parlamentare su sicurezza e degrado.

«La verità dice il segretario regionale aggiunto del Sap, John Battista è che sono necessari interventi strutturali e non soluzioni tampone come lo spostamento temporaneo di pochi agenti».

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