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Speranza: "Il Pd non sia megafono di Palazzo Chigi"

Area Riformista e Sinistra Dem, le due "anime" della sinistra Pd, provano a rilanciare il Pd. Speranza: "Il Pd non può essere megafono del governo"

Speranza: "Il Pd non sia megafono di Palazzo Chigi"

"Il Pd è la più grande speranza per il Paese, ma non possiamo nasconderci che ci sono cose che non vanno e non vorrei che a forza di evocare i gufi diventiamo struzzi e non capiamo più cosa sta avvenendo". Roberto Speranza ha aperto i lavori della giornata di confronto tra la sua corrente, Area Riformista, e quella di Gianni Cuperlo, Sinistra dem con un forte attacco al premier Matteo Renzi su tutti i fronti.

"Non dobbiamo - ha spiegato l'ex capogruppo alla Camera - avere paura delle idee forti e dei nostri valori di appartenenza e non dobbiamo avere paura della parola sinistra. Matteo sbagli, se sei tu che parli male della sinistra seghi l'albero su cui sei seduto e prima o poi vincerà la destra". E ancora: "Il Pd deve cambiare rotta, perchè c'è un pezzo della nostra gente che non si fida più e rischia di voltarci le spalle, c'è un pezzo del Paese che non si fida più del Pd" anche perché "non può isolarsi o pensare ad una autosufficienza che i numeri dicono impossibile". “Il Pd che vogliamo ricostruisce il centrosinistra, quello che il Pd ha raso al suolo in questo ultimo periodo", dice Speranza parlando ad una platea dove sono presenti anche gli ex segretari Pier Luigi Bersani, Guglielmo Epifani e molti altri esponenti della minoranza Pd e rivolgendo lo sguardo ai prossimi appuntamenti elettorali. "L'anno prossimo - dice Speranza - si vota in tante città importanti, pensiamo di vincere a petto in fuori noi soli contro tutti? Serve il Pd del dialogo, dell'ascolto. Non basta immaginare un capo e poi una moltitudine. Serve un lavoro di ascolto perché indebolire le forze intermedia non aiuta a governare: se asfalti questi mondi alimenti una cultura di destra. Basta toni ultimativi". Da qui la richiesta di modificare l'Italicum, così come richiesto anche dal politologo che l'ha pensata, Roberto D'Alimonte: "Noi l'avevamo detto, io per questo mi sono dimesso da capogruppo alla Camera. Questa legge elettorale sbagliata è un errore gravissimo, può provocare un vero e proprio disastro. Chiediamo di ripensarci per l'Italia. Ma se la legge elettorale resta questa, la riforma costituzionale così com'è non va, è indispensabile cambiarla". E poi una arriva la bocciatura su tutta linea del governo, dal Jobs Act alla rforma della scuola, e un avviso: "Non si può abusare all'infinito del nostro senso di responsabilità".

“Il Pd non può essere solo il megafono di Palazzo Chigi" e "se il Partito della nazione è un soggetto indistinto in cui stanno dentro tutto e il contrario, se questa è l'idea noi saremo contro", ha detto Speranza che probabilmente è ancora scottato da quella cinquantina di esponenti della minoranza che non lo hanno seguito nella sua battaglia contro l'Italicum e che di recente hanno fondato la corrente "Sinistra è cambiamento". "In Parlamento - ha attaccato l'ex capogruppo - negli ultimi mesi abbiamo visto aumentare il numero dei renziani, molto meno che fuori dal Parlamento... Ora ci sono i renziani della prima ora, della seconda ora e dell'ultima ora: rispetto tutti, ma qui c'è la nostra coerenza e la nostra dignità. Non bastano più, abbiamo bisogno però di fare un salto di qualità". "Toccherà a noi - ha concluso Speranza che evidentemente già si vede come il principale sfidante di Renzi al prossimo Congresso del Pd - assieme a Cuperlo dare delle risposte e ripartire da una visione, da un progetto e soprattutto dal mettere al centro i territori: è questa la sfida dei prossimi mesi. Abbiamo bisogno di far capire all'esterno che il Pd non è solo Matteo Renzi", per farlo "superiamo limiti e errori. Ripartiamo insieme da una visione, progettualità, merito, dai territori.

È la sfida dei prossimi mesi che si può vincere".

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