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Lo spesometro va in tilt: commercialisti in rivolta

Sito delle Entrate inaccessibile, scatta una mini proroga. I professionisti: non paghiamo le multe

Lo spesometro va in tilt: commercialisti in rivolta

L'ennesimo ingorgo fiscale e la richiesta, inevitabile, di una proroga di una scadenza impossibile da rispettare. Che poi arriva, ma in misura insufficiente. Ordinaria amministrazione per l'Italia di questi anni. La novità di ieri è che, sullo Spesometro, la protesta dei commercialisti ha preso una piega inedita.

Ieri sera il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, in una lettera inviata al ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha minacciato di non pagare le sanzioni. Senza proroga «ci vedremo costretti, nostro malgrado, a non rispondere, come professionisti, delle sanzioni che eventualmente verranno irrogate ai nostri clienti. Non possiamo certo essere noi a rispondere delle inefficienze di un sistema, ad oggi, inadeguato».

La questione è nota agli addetti al settore e sta dando non pochi problemi al dicastero di via XX settembre. Il sistema per l'invio delle fatture Iva è bloccato a causa dei prevedibili conflitti del nuovo sistema con le regole che tutelano la privacy.

Anche i sindacati del settore - Adc, Aidc, Anc, Andoc, Unagraco, Ungdcec, Unico - in una lettera inviata al viceministro dell'Economia, Luigi Casero, e al direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, avevano chiesto il rinvio denunciando «una gravissima anomalia della piattaforma». Il sistema attraverso il quale i professionisti devono inviare le fatture è in tilt da venerdì scorso e la soluzione potrebbe essere uno slittamento del termine per l'invio.

Ieri sera la risposta dell'Agenzia delle entrate. Intanto la comunicazione che oggi la piattaforma online tornerà a funzionare. Poi «in considerazione dei disagi sopravvenuti, con provvedimento del direttore di Agenzia delle entrate in corso di emanazione, saranno ritenute tempestive le comunicazioni relative ai dati delle fatture presentate entro il 5 ottobre 2017». Inoltre gli uffici dell'Agenzia valuteranno di non applicare le sanzioni, ma solo se l'adempimento è stato effettuato entro 15 giorni.

«Apprezziamo l'intervento del direttore secondo i poteri che gli sono concessi, ma cinque giorni non sono sufficienti», ha replicato Gilberto Gelosa, consigliere dell'organismo dei commercialisti. Il direttore Ernesto Maria Ruffini non poteva fare altro, insomma, ma ora serve un intervento del ministero dell'Economia per superare questo strumento «non degno di un Paese civile». Fino ad allora, i commercialisti restano fermi sul rifiuto di pagare le sanzioni.

La cancellazione delle sanzioni era una delle condizioni. I primi allarmi sul cattivo funzionamento del sistema sono di qualche giorno fa, ma dal ministero non sono arrivati segnali.

Lo spesometro ha suscitato proteste fin dalla sua approvazione. A partire da quest'anno sono cambiate le comunicazioni periodiche dell'Iva, sia per le fatture emesse, sia per quelle ricevute o per le liquidazioni, con cadenze che da annuali diventano trimestrali. I Commercialisti hanno denunciato come dietro l'etichetta di pacchetto semplificazioni, il governo abbia nascosto l'ennesimo obbligo destinato a fare lievitare adempimenti e costi, per i professionisti e per il contribuenti.

Il caos fisco potrebbe continuare anche nel 2018. Enrico Zanetti, ex viceministro dell'Economia, ieri ha segnalato come la fatturazione elettronica tra privati, che la prossima legge di Bilancio renderà obbligatoria, potrebbe trasformarsi in un nuovo inferno tributario. «Non vanno obbligati i contribuenti a farla, vanno obbligate l'Agenzia delle entrate e Sogei a fare software decenti e che funzionino», afferma, ricordando che di aver sempre sostenuto lo sviluppo della fatturazione elettronica tra privati quando era al Mef, «ma mi sono opposto alla solita scorciatoia per lo Stato dell'obbligatorietà».

Scorciatoia che, come dimostra lo spesometro, non conviene ai contribuenti e ai professionisti, ma nemmeno al fisco.

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