Cronache

Stabilimento blindato, camion fermati dai Nas. "Esaurite le fiale, qui stallo da una settimana"

Ai cancelli della Catalent, dove tra poco si confezionerà anche Janssen

Stabilimento blindato, camion fermati dai Nas. "Esaurite le fiale, qui stallo da una settimana"

Ventinove milioni di dosi bloccate dai Nas. Un'ispezione voluta dal governo su input della Commissione Ue. E da una settimana stop al confezionamento del vaccino AstraZeneca. Perché? Fonti non ufficiali raccontano che sarebbero esaurite le fialette e le siringhe utilizzate nello stabilimento Catalent. E in attesa dei rifornimenti, macchinari fermi. Una beffa.

Siamo ad Anagni, in provincia di Frosinone, in quella che fino alla scorsa estate era una delle fabbriche targata Bristol Myers Squibb, una multinazionale del farmaco, e non solo, che ha ceduto l'azienda ciociara esistente dal 1966 ai «colleghi» statunitensi di Somerset, New Jersey. Da sabato ci sono i carabinieri del Nas, il Nucleo Anti Sofisticazione, a controllare quanti milioni di dosi sono state già esportate, dove e a chi erano destinate. Soprattutto a verificare quante, di quelle stoccate, sarebbero finite a Bruxelles, dove poi, secondo direttive Ue, avrebbero preso varie destinazioni secondo il piano europeo di distribuzione del vaccino anti Covid. Secondo le prime stime dei carabinieri, le dosi stoccate alla Catalent di via Barone Fontana del Ceraso, nella zona industriale della città dei Papi, sfiorano le 30 milioni di unità. Tutte pronte per essere caricate su speciali camion frigoriferi e trasportate in Belgio. Alcune di queste, poi, sarebbero tornate in Italia e distribuite alle varie Asl regionali. Un percorso di migliaia di chilometri avanti e indietro a dir poco inutile. Anzi. Un danno in termini di costi per il trasporto e tempo per le somministrazioni, incalcolabile.

Davanti ai cancelli dello stabilimento partner AstraZeneca la vigilanza non fa avvicinare nessuno, all'interno ci sono ancora i Nas. Giornalisti e operatori televisivi non possono oltrepassare la strada, tanto meno riprendere da vicino l'azienda statunitense. Ventitremila metri quadrati di impianti a dir poco strategici per la produzione finale del vaccino. Qui il farmaco, proveniente dalle aziende primarie dotate di bioreattori che lo producono con la «ricetta» anglo-svedese, viene infialato nelle boccette destinate ai medici o direttamente nelle siringhe monodose pronte per essere iniettate. La Catalent, inoltre, produce e confeziona farmaci cardiovascolari, neurolettici, antitumorali, antinfiammatori, antibiotici, antivirali, oltre che quelli già prodotti dalla Squibb. Fra poche settimane produrrà, almeno nella parte finale, anche il vaccino Janssen, marchio Johnson&Johnson, dopo il via libera dell'agenzia europea Ema. La Catalent avrebbe riservato al vaccino americano un'intera linea di riempimento ad alta velocità, operativa dal quarto trimestre del 2021 e per tutto il 2022.

A inviare fiale e flaconi ad Anagni un'azienda piemontese, la Soffieria Bertolini di Torino. Cosa sia accaduto esattamente, se e perché il lavoro da 5 milioni di dosi al mese si sia dovuto interrompere lo stanno accertando gli inquirenti. Certo è che il percorso Anagni-Bruxelles-Anagni per i quantitativi di dosi destinate all'Italia suona davvero come un clamoroso errore di logistica.

Smentite, infine, notizie secondo le quali dalla Catalent il vaccino sarebbe dovuto finire nel Regno Unito, secondo accordi, e vendita, diretta di AstraZeneca.

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