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Standard & Poor's non si fida di Gualtieri Il giudizio sulla manovra rinviato al 2020

Confermati il rating BBB e l'outlook negativo: «Il Pil punto debole»

Standard & Poor's non si fida di Gualtieri Il giudizio sulla manovra rinviato al 2020

A Roma, soprattutto a Via XX settembre, ieri sera tutti tenevano le dita incrociate in attesa della revisione del rating di Standard & Poor's sull'Italia. La speranza, nemmeno troppo sottaciuta dai tecnici che lavorano con il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, era che l'agenzia di valutazione potesse rivedere al rialzo le prospettive sul debito italiano da «negative» a «stabili», di fatto avallando a livello internazionale le politiche economiche del governo giallorosso e di fatto rappresentando un buon viatico per la manovra di bilancio a Bruxelles.

E, invece, a tarda sera le attese sono state deluse. L'agenzia di valutazione ha lasciato invariato il giudizio sul debito sovrano dell'Italia a «BBB», soltanto due gradini sopra quello spazzatura, confermando l'outlook negativo. Di fatto, gli analisti di S&P hanno confermato il quadro dello scorso aprile, rinviando di fatto una nuova revisione del rating dopo la presentazione della manovra 2020.

Questo non vuol dire che la «conversione» europeista del nuovo esecutivo non siano state apprezzate. Gli obiettivi fiscali del governo sono «ampiamente credibili, ma le proiezioni sulla crescita nominale sono in qualche modo ottimistiche»ha sottolineato S&P, aggiungendo di ritenere di fondamentale importanza l'introduzione di «riforme per aumentare l'occupazione e la produttività». In pratica, «il progetto di bilancio per il 2020 bilancia la necessità di stimoli con lo spazio fiscale limitato dell'Italia». In buona sostanza, l'agenzia di rating ha mostrato di condividere le tesi esposte la settimana scorsa dal Fondo monetario internazionale sul nostro Paese descritto come bloccato tra bassa crescita e debito elevato (2.410 miliardi). Il Pil «debole», secondo S&P, resta il «principale rischio» per il rating dell'Italia e la tenuta dei suoi conti pubblici. L'agenzia di valutazione per l'anno prossimo prevede un +0,4%, un decimale di Pil sotto la previsione del Documento programmatico di bilancio e quasi un terzo di quanto stimato per l'area euro (+1,1%). Standard and Poor's ha invece sottolineato come «invece di spendere, le famiglie e le aziende italiane continuino a costruire risparmi precauzionali».

A una prima analisi, in questo tipo di lettura del quadro macroeconomico del sistema-Paese sembra mancare una più lucida definizione della problematica. È, infatti, difficile che possa aumentare il clima di fiducia in una nazione caratterizzata da una pressione fiscale che si avvia a salire al 42% l'anno prossimo. Proprio queste suggestioni hanno consentito al viceministro dell'Economia di promettere meravigliose sorti e progressive per il Fisco. Per il 2021, se il governo resterà l'attuale, «c'è l'intenzione di permettere le detrazioni solo sui pagamenti digitali o tracciabili», ha detto ieri Antonio Misiani a Sky Tg24. Se a questo aggiungiamo il taglio di alcune detrazioni al 19% per i redditi superiori a 120mila euro lordi annui si capisce bene come la ripresa si allontani sempre più.

GDeF

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