Economia

Una stangata da 30 miliardi è nascosta nella manovra

Il dossier di Unimpresa sugli aumenti delle entrate: rinvio dell'Iri ed e-fattura sono i veri cavalli di Troia

Una stangata da 30 miliardi è nascosta nella manovra

Una manovra piena di insidie fiscali, ben ventisette, che nascondono una stangata da circa 30 miliardi di euro. È quanto ha rilevato il Centro studi di Unimpresa analizzando la legge di Bilancio 2018 sulla base della disamina della Corte dei Conti. L'analisi evidenzia come siano state ben celati notevoli incrementi di entrata che non sempre si presenteranno come nuove tasse. Un esempio? L'estensione della fatturazione elettronica, la stretta sulle compensazioni fiscali, il ridimensionamento del Fondo per la riduzione della pressione fiscale e il rinvio dell'Iri, la flat tax sulle imprese. Queste norme dovrebbero comportare nel triennio 2018-2020 maggiori incassi per 29,6 miliardi di euro: 11,7 miliardi l'anno prossimo, 9,5 miliardi nel 2019 e 8,3 miliardi nel 2020.

In particolare, il differimento dell'imposta sui redditi (Iri) comporta maggiori entrate per complessivi 6,8 miliardi dei quali 5,3 miliardi sono concentrati tutti sul prossimo anno in cui il nuovo regime avrebbe dovuto entrare in vigore. L'ampliamento dell'utilizzo della fatturazione elettronica tra privati «vale» 4,2 miliardi di gettito in più, ma in questo caso ben 4 miliardi sono ascritti al biennio 2019-2020 in cui quella che al momento è una facoltà dovrebbe diventare pressoché un obbligo.

Dai nuovi limiti alla compensazione automatica dei versamenti fiscali derivano 239 milioni l'anno per tutto il triennio, con un totale di 717 milioni. L'aumento dal 40 al 55% (per il 2018 e per il 2019) e al 70% (dal 2020) degli anticipi delle imposte sulle assicurazioni porteranno più entrate pari a 480 milioni nel 2018 e nel 2020 per 960 milioni complessivi. Il ridimensionamento del fondo per la riduzione della pressione fiscale determinerà una maggiore disponibilità per lo Stato di 1,2 miliardi con una conseguente minore speranza di vedere calare le imposte. La stretta sul comparto giochi consentirà, infine, all'Agenzia delle Entrate di incamerare 421,2 milioni (rispettivamente 120 milioni 150,6 milioni e 150,6 milioni).

Sono sei, in tutto, le voci che riguardano le detrazioni per spese relative alla ristrutturazione edilizia o alla riqualificazione energetica: un pacchetto che porta a un incremento di gettito di 853,3 milioni (145,3 milioni nel 2018, 703,7 milioni nel 2019 e 4,3 milioni nel 2020). I cosiddetti «effetti riflessi» derivanti dai rinnovi contrattuali e dalle nuove assunzioni, ossia la stima della maggiore Irpef e Iva sui consumi pagata da chi avrà un aumento o un posto di lavoro stabile è stata quantificata in 3,2 miliardi (poco meno di 1,1 m iliardi di euro per ciascun anno del triennio 2018-2020).

«I numeri dicono sempre la verità e smascherano le prese in giro del governo, delle quali siamo ormai stufi», ha dichiarato il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci, sottolineando che «le imprese e le famiglie avrebbero bisogno di pagare meno tasse e invece ne pagheranno sempre di più, ci sarebbe bisogno di una revisione della spesa pubblica e invece aumenteranno gli sprechi». Insomma, conclude Pucci, «servirebbe uno Stato snello che spende solo per le grandi opere e riduce le entrate al minimo indispensabile, mentre la Nota di aggiornamento del Def ci dice che il governo va nella direzione opposta: tassa e spende inutilmente». Una triste realtà che dura da troppo tempo

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