Economia

La stangata Irpef ci è costata 15 miliardi

Dal 2010 aumenti fino al 54%. Ed Equitalia taglia i tempi delle riscossioni

La stangata Irpef ci è costata 15 miliardi

Roma - C'è chi vuole fare passare l'aumento delle tasse come un fenomeno «percepito», cioè non reale. Ma non è così, la pressione fiscale aumenta in modo costante da anni. A farsi carico della decisione più impopolare per un governante sono le giunte regionali e comunali. La scorsa settimana Confcommercio ha calcolato il salasso sulla tariffa dei rifiuti. Ieri la Cgia di Mestre ha stimato l'effetto di decine di delibere di sindaci e governatori sulle addizionali Irpef, scoprendo che dal 2010 ad oggi il gettito di quelle regionali è cresciuto del 34%, quello relativo alle imposte comunali del 54%. Entrata alla quale enti locali e regioni non possono rinunciare. Valgono ormai 15 miliardi di euro. Sei anni fa quelle dei comuni valevano 2,9 miliardi di euro. Nel 2014 il gettito era già passato a 4,4 miliardi. Dal 2011 è infatti terminato il blocco delle addizionali e i comuni hanno potuto ritoccare l'imposta dello 0,8%. Da allora, ricorda la Cgia, sono 63 i comuni capoluogo di provincia che nel 2015 hanno applicato l'aliquota al livello massimo consentito (0,8%), mentre una decina hanno aumentato il prelievo nel 2015 rispetto al 2014, con effetti che i contribuenti percepiranno nel 2016. Per quanto riguarda le regioni, dallo 0,5% del 1999 si è passati a un tetto massimo del 2,1%. Per un pensionato con un reddito di 16mila euro all'anno, dal 2010 ad oggi significa un aumento delle sole addizionali regionale di 86 euro. Più del bonus Renzi. Per un lavoratore autonomo con un reddito annuo di 40.000 euro, gli aumenti hanno pesato per 284 euro (+41 per cento). L'obiettivo nemmeno tanto nascosto degli aumenti delle tasse degli ultimi anni è fare cassa. Anche il governo Renzi ha le stesse necessità dei predecessori e a quanto pare sembra volere agire per via amministrativa. Ultimo segnale in questo senso, un cambiamento nelle notifiche di Equitalia, destinato ad avere pesanti effetti sui contribuenti. Secondo il Quotidiano nazionale la società di riscossione, pressata dal governo, ha deciso di tagliare i tempi delle notifiche a danno del contribuente. L'ufficiale giudiziario non prova nemmeno a consegnare le cartelle. Arriva una raccomandata che annuncia l'affissione dell'avviso nell'albo pretorio del comune e vale come notifica. Al contribuente restano pochi giorni (sempre che riesca a entrare in possesso della cartella).

Il fisco taglia i costi e incassa in tempi brevi. AnS

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