Rubrica Cucù

Lo Stato licenzia, ma solo pecore e porci

Con grave turbamento ho appreso ieri che è stata licenziata la Pecora di Stato

Con grave turbamento ho appreso ieri che è stata licenziata la Pecora di Stato. Non si tratta, come potete pensare, di un dipendente pubblico conformista e gregario, di limitata intelligenza, che si lascia condurre dal dirigente pastore e si lascia intimorire dal lupo sindacale, ma di un ovino vero. Anzi di ben mille pecore che vivono a spese dello Stato e brucano erba del comparto pubblico.

C'è perfino il Porco di Stato, che non è un dipendente corrotto e ingordo, poco attento all'igiene, e benché sia della cinta senese, non c'entra col Monte dei Paschi. È un suino vero, in carne e setole. Con loro ci sono anche centinaia di cavalli, cinghiali e perfino daini e cervi. Che ci fanno nel settore pubblico, hanno superato un regolare concorso o lo Stato è davvero l'arca di Noè che imbarca pecore e porci? No, fanno parte del patrimonio del Corpo forestale che per risparmiare, sta tagliando immobili, veicoli e animali. Se vi sorprende sapere che lo Stato vende pecore e porci, io mi sorprendo invece a sapere che lo Stato ha mantenuto finora migliaia di capi di bestiame (chi si pappava poi la loro carne?). Sembra la fattoria degli animali di Orwell, col suo Stato-incubo. 

Immagino ora l'angoscia della pecora dopo una vita da statale a dover affrontare i lupi del libero mercato. E così il maiale in balia degli appetiti privati, giacché chi se lo accaparrerà non penserà mica di adottarlo e mantenerlo agli studi.

Si sentiranno anche loro vittime della spending review d'Europa e fonderanno il Movimento 5 stalle.

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