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Stereotipi e complotti: così i grillini cadono nel delirio antisemita

Le gaffe di Grillo, il caso Sassoon, il sionismo Paranoie sul potere e problemi con gli ebrei

Stereotipi e complotti: così i grillini cadono nel delirio antisemita

Il caso Lannutti non è casuale. Nel mondo grillino c'è un problema con l'antisemitismo, e va oltre la vicenda del senatore che due giorni fa - condividendo sui «social» un testo intriso di deliri cospirazioniste sulle banche - ha sciaguratamente citato il «Protocollo dei savi di Sion», un falso storico utilizzato dalla peggiore propaganda antisemita.

Su Elio Lannutti continuano a piovere richieste di dimissioni e lui si è scusato. «Mai una frase, un pensiero, un'azione contro gli ebrei perseguitati e trucidati dai nazisti» ha detto. «Ci tengo a sottolineare che non sono, né sarò mai antisemita». Il collega Gianluca Perilli l'ha difeso affermando che «il Movimento 5 Stelle rigetta in maniera ferma e perentoria ogni forma di antisemitismo, anche involontario». E forse questo strano «antisemitismo involontario» coglie un aspetto: il «riflesso» antisemita.

Nei momenti di crisi proliferano vecchie e nuove paranoie e assurde teorie su poteri occulti. Il retroterra è quello e anni fa nel sito del Movimento è stato pubblicato un articolo anti-banche corredato da un fotomontaggio: la stereotipata ombra del Nosferatu di Murnau, e la targa col nome Lehman Brothers, banca d'affari fondata da ebrei. Un immaginario tipicamente «giudeofobico». Lasciando nel 2012 la Casaleggio Associati di cui era socio, con una lettera al Corriere Enrico Sassoon denunciò «una valanga di diffamazioni e calunnie», basate su «farneticanti teorie del complotto», apparse in blog e siti vari, «da quelli di ispirazione nazi-fascista a quelli di tendenza diametralmente opposta (come i meet-up di supporto a Grillo)». Sassoon parlò dei «toni foschi del complotto demo-plutogiudaico-massonico», raccontando: «Dal mio cognome ebraico si è risaliti a una famiglia con lo stesso nome che operava 250 anni fa nella Compagnia delle Indie». Gli stereotipi trovano terreno fertile nei deliri complottisti, che vanno dalle scie chimiche ai «rettiliani» citati nel testo condiviso - e poi disconosciuto - da Lannutti. Due esponenti grillini hanno incontrato e intervistato David Icke, l'inventore dell'assurda teoria dei rettiliani. Uno oggi è sottosegretario. L'altro ha rilanciato in Parlamento le accuse sull'11 settembre, parlando di attacchi «pianificati dalla Cia e dal Mossad, con l'aiuto del mondo sionista». E il «sionismo» è un taso dolente. L'attuale sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, scrisse che «è sinonimo di razzismo perfino per l'Onu», poi fu fra i partecipanti al «festival palestinese» che aveva fra i suoi ospiti un imam che aveva glorificato le azioni kamikaze contro Israele. Proprio sul suo profilo, in un commento era comparsa una lista degli ebrei influenti. Lo stesso Beppe Grillo non solo ha sfoggiato spesso posizioni duramente anti-israeliane, ma ha sostanzialmente difeso sul suo blog il regista Mel Gibson e quella sua farneticante frase: «Gli ebrei sono responsabili per tutte le guerre del mondo».

Meno noto il caso del ricercatore romano escluso dalle liste per le elezioni comunali per il suo presunto negazionismo: era stato accusato di aver definito la Shoah una «leggenda».

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