Cronache

Stipendio da mille euro? Niente assegno di divorzio

Nuovo «taglio» dopo la svolta in Cassazione: no agli alimenti per chi arriva al reddito medio

Stipendio da mille euro? Niente assegno di divorzio

Milano In basso, sempre più in basso. Il nuovo corso del diritto di famiglia, aperto dalla Cassazione con la clamorosa sentenza sul divorzio dell'ex ministro Grilli, si arricchisce di nuove sentenze, che fissano il livello minimo di reddito sopra il quale il coniuge più debole - ovvero, nel 99% dei casi, la moglie - non ha diritto all'assegno. E il tribunale di Milano sceglie di fissare l'asta decisamente in basso: undicimila euro all'anno, lo stesso tetto sotto il quale nelle vicende legali scatta la difesa a spese dello Stato.

Non può non colpire che la decisione venga dallo stesso tribunale e dalla stessa sezione, la IX civile, che nel 2013 fissò in tre milioni al mese il mantenimento provvisorio di Veronica Lario, moglie separata di Silvio Berlusconi; sempre a Milano, ma da parte della Corte d'appello, l'assegno divorzile alla Lario è stato fissato in 1,4 milioni al mese. Ma ora anche i giudici milanesi scelgono di muoversi sul sentiero tracciato dalla Cassazione.

A firmare la sentenza è Giuseppe Buffone, giovane e brillante giudice della IX civile, chiamato a sciogliere definitivamente il matrimonio tra un giornalista e una imprenditrice. Il giudice premette che «l'assegno divorzile non può tradursi in una impropria rendita di posizione, nel senso di essere riconosciuto tout court per il divario reddituale tra i coniugi»; aggiunge che nel caso specifico «la moglie è inserita professionalmente nel mercato del lavoro in un settore che non appare affatto in crisi», ed è «titolare in misura pari al 98% della società per cui lavora». Il marito le ha regalato la sua metà di casa, ora deve vivere in affitto, e tenendo conto di questo «la differenza di reddito liquido tra marito e moglie non è così pronunciata (2.950-1.700)». Insomma, anche prima della sentenza rivoluzionaria della Cassazione è possibile che la signora non potesse accampare grandi pretese.

Ma il 10 maggio è arrivata la sentenza Grilli-Lowenstein, e la situazione è cambiata. «Sulla scorta del nuovo insegnamento», ricorda il giudice, la richiesta di alimenti va considerata in base alla «indipendenza o autosufficienza economica». Se c'è autosufficienza, niente assegno, ha stabilito la Cassazione. Ma cosa si intende per autosufficienza? Risponde il giudice: «Per indipendenza economica" deve intendersi la capacità per una persona adulta e sana - tenuto conto del contesto sociale di inserimento - di provvedere al proprio sostentamento, inteso come capacità di avere risorse sufficienti per le spese essenziali (vitto, alloggio, esercizio dei diritti fondamentali)». Per quantificare in euro questo fabbisogno, il giudice milanese propone due parametri: «Un parametro (non esclusivo) di riferimento può essere rappresentato dall'ammontare degli introiti che consente a un individuo di accedere al patrocinio spese dello Stato, soglia che ad oggi è di euro 11.528,41 annui ossia di circa euro 1000 mensili». Il secondo parametro proposto «può anche essere il reddito medio percepito nella zona in cui il richiedente vive ed abita»: parametro decisamente più alto se l'ex coniuge vive in Lombardia, dove il reddito medio è di 24mila euro, ma che si abbassa robustamente se si scende a sud, fino in Calabria, dove il reddito medio (circa 14mila euro) è appena superiore al primo parametro indicato dal giudice. «Guardando a questo nuovo indirizzo di giurisprudenza - conclude il giudice - può ipotizzarsi una prognosi negativa circa la spettanza dell'assegno di divorzio alla odierna richiedente».

Insomma, se di fronte alla svolta radicale intrapresa dalla Cassazione molti avvocati temevano (o speravano) che i singoli tribunali avrebbero recalcitrato, l'ordinanza di Milano sembra dire che invece la austerity è condivisa anche a livello locale.

E questo fa ben sperare non solo Berlusconi, il cui ricorso è in attesa di venire esaminato dai giudici della Suprema Corte, ma tutti quei mariti finora costretti a mantenere ex mogli che avrebbero tutte le possibilità di cavarsela da sole: magari facendosi bastare mille euro al mese.

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