Cronache

La storia centenaria del caffè racchiusa in una Nuvola

Aperta a Torino la nuova sede Lavazza: un centro culturale con museo, due ristoranti e spazio congressi

La storia centenaria del caffè racchiusa in  una Nuvola

Torino - Energia. È tutto in questa parola e non è solo questione di sostenibilità, necessaria oggi per chi fa business sul serio. L'energia è anche quella che comincia da un caffè e diventa un motore culturale grazie al quale cambiare le cose, perché - come dice Francesca Lavazza - «il caffè è sempre l'inizio di una storia». E in questo caso la storia è l'arrivo di una Nuvola.

Si chiama così il nuovo quartier generale Lavazza presentato ieri da una delle aziende italiane più famose nel mondo; ma una famiglia in realtà, di quelle di una volta. Uniti ieri nell'abbraccio finale dopo cinque anni di lavoro e di idee, che hanno prodotto in zona Aurora una sede che è più che altro un concetto. E una casa aperta a tutti. A dimostrazione che in Italia se si vuole si può. «Questo posto contiene memoria e futuro» ha detto il presidente Alberto, visibilmente commosso. E se si pensa che tutto parte dall'ingegno di un venditore di caffè che 123 anni fa decise di mettersi in proprio facendosi prestare 10mila lire per comprarsi una drogheria in Via San Tommaso 10, si capisce perché più che un miracolo questa storia è un sogno. E la Nuvola ne è il suo simbolo.

Lavazza ha investito in tutto ciò 120 milioni di euro ed ha chiamato a sè le firme migliori in circolazione per realizzare un'opera unica: il progetto è stato firmato dallo studio dell'architetto Cino Zucchi e il museo è stato allestito da Ralph Applebaum. Lì davvero il percorso lungo più di un secolo prende forma, attraverso la trasformazione dell'azienda ma anche con i simboli a cui molti di noi siamo attaccati. Tipo la Carmencita e il Caballero della pubblicità di Carosello. E poi ci sono il ristoranti, nella restaurata centrale elettrica che fu la prima a fare di Torino una capitale industriale: il «Condividere» firmato da Ferran Adrià e affidato allo chef Federico Zanasi, che ha come scenografo il premio Oscar Dante Ferretti; e il Bistrot diviso in tre isole che ha la particolarità di essere una mensa slow food per i dipendenti aperta però anche al pubblico. Infine c'è pure il sito archeologico, perché durante i lavori sono stati scoperti i resti di una chiesa paleocristiana del IV-V secolo d.C. Idee insomma e cultura, non solo del caffè. Ma dal caffè.

«C'è grande orgoglio e commozione in noi - ha detto il vicepresidente Giuseppe Lavazza -, questo è il risultato del lavoro di generazioni e del rapporto con i nostri lavoratori. Siamo ormai una compagnia manageriale, ma non abbiamo mai dimenticato le nostri radici». Non a caso, infatti, lo slogan della Nuvola è «radici future»: «Ancorarsi a dove tutto è partito è importante. Noi siamo sempre come Luigi, il fondatore: il mio bisnonno arrivava dalle campagne, da Murisengo, e aveva la voglia di lavorare tipicamente sabauda. Ma sera andava a scuola perché voleva imparare più cose possibili. È un esempio anche per i nostri figli, per quella che sarà la quinta generazione dei Lavazza: abbiamo valori sui quali siamo fondati e nel nostro caso il denaro non è solo business, ma anche un mezzo per dare qualcosa agli altri. In questo caso alla nostra città».

Così come, appunto, fa una vera famiglia.

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