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La storia del rifugio alpino rivendicato dall'Italia e dalla Svizzera

I ghiacciai si ritirano e creano problemi di rideterminazione dei confini: ecco l'incredibile storia che arriva dalla Valle d'Aosta, lungo le frontiere tra Italia e Svizzera

La storia del rifugio alpino rivendicato dall'Italia e dalla Svizzera

Questione di confini e di cambiamento dei connotati del territorio. Sembra una storia frutto di mera fantasia quella che arriva dal Plateau Rosa, gruppo del Monte Rosa lungo il quale scorre la frontiera italo - svizzera. Ed invece ha a che fare sia con rivendicazioni di natura politica che economica, oltre che con il fenomeno dello scioglimento di alcuni ghiacciai alpini. Da qualche anno a questa parte infatti, il ghiacciaio Valtournenche si è ritirato di almeno 230 metri. E questo ha fatto sì che nascesse una controversia per il possesso di un rifugio, quello gestito dal Cai e conosciuto con il nome di "Guide del Cervino". Una contesa tutta italo - svizzera, che ha come oggetto soprattutto il ristorante del rifugio, miniera d'oro per il turismo valdostano. E la situazione sembra molto lontana dallo sbloccarsi definitivamente.

La questione dello scorrimento delle acque

C'è una regola nelle Alpi che da sempre viene seguita per determinare i confini, quella riguardante la direzione del verso delle acque. Se lo scorrimento avviene verso il lato italiano, allora una determinata cima od un'area posta in prossimità del confine è da considerarsi italiana. Diversamente, se l'acqua si getta verso il versante svizzero allora quella precisa località è da considerarsi svizzera. A spiegarlo in un'intervista dei giorni scorsi al Corriere della Sera, è stato Alain Wicht. Quest'ultimo è il sovrintendente alle frontiere elvetiche per Swisstopo, l’Ufficio federale di topografia: "Sulle Alpi i confini vengono decisi dalla direzione verso cui scorre l'acqua", ha spiegato Wicht. E secondo lui l'arretramento del ghiacciaio ha determinato un cambiamento nel verso dello scorrimento delle acque nella zona del rifugio sopra citato. In poche parole, adesso quando piove sul rifugio Le Guide del Cervino, l'acqua va verso la Svizzera e la zona dovrebbe quindi essere compresa all'interno del territorio elvetico.

Non è però d'accordo con questa tesi l'Istituto Geografico militare di Firenze. La posizione è chiara: il rifugio si trova senza dubbio in territorio italiano. E questo nonostante l'arretramento del ghiacciaio Valtournenche ed i cambiamenti occorsi in questo angolo delle Alpi. A complicare il quadro, anche l'aggiunta negli anni di una piccola spianata nei pressi del rifugio, realizzata per permettere ai turisti di raggiungere gli impianti posti più in basso. Grazie a questo piccolo piazzale, l'acqua rimane in territorio italiano e scorre verso le nostre valli. Ma secondo Wicht, l'unico corso delle acque che occorre prendere in considerazione per determinare i confini è quello naturale, senza dunque la mano dell'uomo. L'istituto topografico elvetico sostiene quindi che quel rifugio è svizzero perché senza opere artificiali l'acqua andrebbe verso i propri versanti, gli enti italiani invece hanno una posizione radicalmente opposta e rivendicano il possesso del rifugio.

Le contrattazioni tra Italia e Svizzera

Per provare a risolvere ogni controversia, dal 2018 è insediata una commissione tecnica in cui si sta provando a definire una volta e per tutte i confini. Come detto in precedenza, gli interessi in ballo non sono di poco conto: il ristorante ed il rifugio in questione appaiono vitali per l'economia locale, specialmente quella turistica. La commissione è formata da sette tecnici italiani e sette svizzeri. Da Berna si è disposti a concedere all'Italia la sovranità sul rifugio, ma vorrebbero una compensazione. Quest'ultima dovrebbe equivalere alla grandezza del territorio in cui insistono il ristorante ed il rifugio, compresa quella in cui sorgerà la nuova ala della struttura in progetto. In totale si parla di 650 metri quadrati che la Svizzera vorrebbe consegnati dall'Italia in cambio della rinuncia ad ogni pretesa sul rifugio.

Ma da Roma non si è disposti a cedere: "Quel rifugio è in Italia e non in Svizzera" ha ripetuto sempre al Corriere della Sera il capo sezione confini dell'istituto geografico militare, Simone Bartolini. E quindi se quel luogo è in territorio italiano, secondo le nostre autorità, non c'è alcuna porzione alpina italiana da cedere alla Svizzera.

Difficile dire come finirà, ma su una cosa in Val d'Aosta sono certi: comunque vada, il ristorante ed il rifugio resteranno italiani, impossibile per gli operatori economici locali fare a meno di questa zona.

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