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Strage di Erba, l'ira dei pm: nessuna ombra sui processi

Astori difende la Procura di Como: ingiustificata la revisione chiesta dal Pg. Ma fu lui a fare le indagini

Strage di Erba, l'ira dei pm: nessuna ombra sui processi

Strage di Erba, ora a parlare è la Procura di Como. E, dato che il posto di procuratore capo è vacante, lo fa con un comunicato del procuratore facente funzioni Massimo Astori. Che però è anche parte in causa nel processo contro Olindo e Rosa, essendo il pubblico ministero che condusse le indagini e il dibattimento in aula contro la coppia. Astori si riferisce alla richiesta di revisione proposta dal sostituto Pg di Milano Cuno Tarfusser, ancora ferma alla Procura generale, a quanto risulta al Giornale. Ma il magistrato, irritualmente, non si limita a difendere il suo operato di sedici anni fa, sostenendo la bontà del proprio lavoro. Anzi, attacca direttamente il Pg, le cui «espressioni contengono accuse di condotte abusive e illegittime, se non veri e propri reati, a carico di magistrati, senza giustificazione alcuna». Un attacco durissimo a Tarfusser, che tuttavia desta più di una perplessità: la prima è che si tratta di un attacco alla Procura generale di Milano, ovvero all'autorità preposta proprio al vaglio del lavoro della Procura di Como. La seconda è che il controllato, ossia la Procura di Como, sostiene che il suo controllore, la Procura Generale di Milano, stia portando avanti accuse «senza giustificazione alcuna». La terza è che si evidenzia un palese conflitto di interessi in Astori, che è sì il procuratore capo facente funzioni di Como, ma anche il magistrato che utilizzando questo ruolo difende il suo stesso operato di sedici anni fa facendosi scudo dell'istituzione che rappresenta e cerca di smontare il lavoro di un Procuratore generale della Repubblica, cosa che spetta giudicare esclusivamente ai colleghi di Brescia. La quarta perplessità, e più importante, è che lo stesso procuratore facente funzioni Massimo Astori sostiene che Tarfusser ipotizzi reati a carico dei magistrati di Como che svolsero quelle indagini, e cioè anche del medesimo Astori. E allora, la domanda è ovvia: cosa sta aspettando ancora il procuratore generale di Milano Francesca Nanni a inviare la richiesta di revisione di Tarfusser a Brescia? Lo ha già fatto o, come sostenuto da autorevoli colleghi che frequentano il Palazzo di Giustizia, la richiesta è ancora ferma in un cassetto in attesa di un'eventuale sua controfirma? La Procura generale di Milano ha già segnalato a Brescia le asserite notizie di reato a carico dei colleghi di Como riferite dallo stesso Astori? Tarfusser, d'altra parte, come fa notare proprio il procuratore capo facente funzioni di Como, ha chiesto la revisione anche per «falsità in atti», in particolare per le prove inerenti il riconoscimento di Olindo Romano da parte di Mario Frigerio e per la macchia di sangue trovata sulla Seat della coppia: macchia che, per il pg milanese sarebbe legata a «gravissime criticità» visto che «per qualità, quantità e concentrazione» con ogni probabilità non proviene «dal battitacco del lato guidatore dell'autovettura di Olindo».

E allora, davvero si sta tergiversando sulla trasmissione di un atto alla Corte d'Appello di Brescia che contiene queste gravissime ipotesi, ovvero dei presunti falsi che avrebbero portato due innocenti all'ergastolo per sedici anni? E ancora: il Csm intende aprire una pratica in autotutela di Tarfusser, attaccato in questa maniera dalla Procura di Como, oggetto del suo legittimo operato? E il ministero della Giustizia come intende affrontare questo scontro tra il procuratore di Como facente funzioni, accusato per suo stesso dire di reati, e il sostituto Pg di Milano Tarfusser, che di quei reati sarebbe l'accusatore?

Lo scontro che rischia di lacerare i rapporti tra due istituzioni giudiziarie, anche al loro interno, si inserisce nel desolante spaccato della giustizia italiana, offrendo alla politica - finora stranamente silenziosa sulla vicenda, anche se ci sarebbero due interrogazioni parlamentari in lavorazione - una prateria per una riforma del sistema giudiziario che si annuncia a questo punto inevitabile.

Soprattutto se prendesse corpo il più clamoroso abbaglio mediatico-giudiziario dell'Italia repubblicana.

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