Politica

La strana convergenza tra l'Ordine dei giornalisti e il legale degli islamici

La nota dell'Odg sul caso Allam usa le stesse argomentazioni di chi accusa l'editorialista: citato il medesimo caso utilizzato nel ricorso per islamofobia dall'avvocato dell'Ucoii

U na nota, quella sul caso Allam che dallo scorso 29 agosto campeggia in apertura della pagina internet del sito dell'Ordine dei giornalisti. Un post su Facebook , quello pubblicato il 30 dall'avvocato Luca Bauccio, legale dell'Ucoii (Unione delle comunità islamiche d'Italia) e dell'associazione Media&diritto , la promotrice del ricorso al Consiglio di disciplina nazionale dell'Ordine dei giornalisti contro Magdi Cristiano Allam. Una notizia, contenuta nel post: il ricorso contro il giornalista si fonda su una decisione di qualche anno fa del Consiglio dell'Ordine che ha sanzionato per antisemitismo il direttore di un giornale lombardo. E una coincidenza che salta agli occhi, immediata: per difendersi dalle polemiche per l'apertura del procedimento contro Allam la nota dell'Ordine usa come esempio proprio il caso utilizzato dall'avvocato Bauccio nel ricorso per «islamofobia» contro Allam. Ricorso che l'«incolpato» Allam ancora non conosce, visto che accederà agli atti solo domani.

La strana coincidenza, segnalata ieri dal Giornale , non è tale per il presidente dell'Ordine, Enzo Iacopino, che sulla sua pagina Facebook ha ironizzato: «“CASO ALLAM”, OGGI È DOMENICA. Confermo, è domenica. Tremo davanti al pensiero che anche l'avvocato Luca Bauccio lo segnali (chissà quale altra congiura, dopo quella insinuata oggi, qualcuno potrebbe ipotizzare)». Ma il Giornale (il post non lo cita, ma il riferimento sembra chiaro) non ha insinuato, né ipotizzato, alcuna congiura. Ha solo segnalato una convergenza di argomentazioni tra la nota dell'Ordine e la tesi dell'accusa contro Allam. Non solo. Se è infatti normale che l'avvocato dell'associazione Media&diritto utilizzi, per perorare la sua causa, una decisione dell'Ordine che fa il suo gioco, è un po' insolito che l'Ordine, nella sua nota sul caso Allam, citi proprio quella stessa decisione, lo stesso caso su cui si fonda il ricorso contro Allam.

La coincidenza, a leggere i testi, salta agli occhi. Ecco la nota sul sito dell'Odg: «Nessuno insorse, infatti, quando il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti (allora competente in materia disciplinare) con deliberazione n. 2 dell'11 febbraio 2009, respinse il ricorso presentato dal direttore di un giornale lombardo che era stato sospeso per due mesi dall'esercizio dell'attività professionale per avere pubblicato scritti ed articoli ritenuti di chiaro carattere antisemita. L'esposto veniva dal presidente della Comunità ebraica che segnalava un titolo “Ora anche gli ebrei contro la croce” e alcuni passaggi dell'articolo: “... Sarà ma a me comincia a nascere il sospetto che un popolo, per aver subito 40 persecuzioni in duemila anni, sempre “vittima” non deve essere stato. Quanto meno un po' rompicoglioni lo è”. Nel provvedimento si riaffermò che se la libertà del pensiero è diritto inalienabile del cittadino, la professione giornalistica è sottoposta, appunto, ad un complesso di regole ulteriori». Ed ecco il post dell'avvocato Bauccio: «Solo poco tempo fa il direttore di un giornale di Mantova fu sanzionato - giustamente - per aver scritto in un articolo che gli ebrei erano “rompicoglioni” e che se avevano subito nel corso della storia tutte quelle persecuzioni un motivo doveva pur esserci. Sappiate dunque che il mio ricorso si è fondato proprio su quella decisione. Sono infatti convinto che antisemitismo e islamofobia abbiano la stessa radice, si nutrono delle stesse aberrazioni e persino delle stesse parole (lo studio del Dr. Walter Baroni che ho prodotto ha dimostrato come il linguaggio usato da Allam abbia le stesse connotazioni semantiche di quello antisemitico, con somiglianze impressionanti). In quel caso dunque il direttore fu condannato e nessuno protestò».

Intanto, dal mondo giornalistico, arrivano altre voci di solidarietà per Allam. Ieri sono intervenuti Il Tempo e Il Giorno . E su Repubblica si è schierato al fianco di Allam Sebastiano Messina: «Evidentemente qualcuno pensa – ha scritto – che la manifestazione di un'idea, per quanto sbagliata, rientri insieme alla prostituzione e allo spionaggio tra quei fatti «non conformi al decoro e alla dignità professionale» che legittimerebbero l'intervento dell'Ordine.

E allora mi tocca solidarizzare con Allam che purtroppo ha trovato - fuori dalla Chiesa - qualcuno più fondamentalista di lui».

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