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La strana loggia top secret dell'amico dei papà illustri

Il massone Mureddu è legato ai padri di Renzi e della Boschi. E la sua società occulta è nel mirino dei pm di Perugia da 2 anni

La strana loggia top secret dell'amico dei papà illustri

Ci sono logge e logge: quelle che al primo inciampo in una inchiesta finiscono in prima pagina sui giornali, e altre la cui esistenza viene invece tenuta rispettosamente lontano dai riflettori, anche dopo il loro ingresso in un fascicolo processuale. A restare a lungo sotto traccia è stata, per esempio, la associazione segreta che ruota intorno all'imprenditore aretino Valeriano Mureddu, buon amico sia del padre di Matteo Renzi, presidente del Consiglio, che di quello di Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme.Degli intrecci tra Mureddu e i due illustri papà si parla finalmente da qualche giorno, e negli ambienti governativi l'imbarazzo è pari solo al silenzio. Ma ora si scopre che da quasi due anni, da marzo 2014, la procura di Perugia ha in mano tutte le carte relative alla società occulta guidata da Mureddu, avendole trovate nel corso di una perquisizione presso la sua azienda a Civitella Val di Chiana, una dittarella di nome Geovision specializzata nel commercio di sacchetti e altri articoli in plastica. Ma la modestia dei suoi affari ufficiali non impedisce a Mureddu di allacciare amicizie importanti. Con Tiziano Renzi è praticamente compaesano, avendo vissuto a lungo a Rignano sull'Arno, mentre con Pierluigi Boschi ha stretto amicizia quando il padre di Maria Elena invece che di banche si occupava di vini e cantine sociali. E nei due anni trascorsi dalla scoperta delle carte segrete, gli amiconi di Mureddu hanno continuato a fare carriera. Compresi Tiziano Renzi, Pierluigi Boschi, e soprattutto i loro brillanti figlioli. Eppure nella carte dell'inchiesta della procura umbra compaiono nomi che sono presenze fisse delle indagini che periodicamente, dagli anni '80 in poi, portano alla ribalta l'esistenza di consorterie segrete. Nei contatti di Mureddu c'è per esempio quel Gianmario Ferramonti, politico di insuccesso in area leghista, che esattamente 20 anni fa fu indicato in una indagine della procura di Aosta (battezzata Phoney Money, e finita in nulla) come uomo-cerniera di affari leciti e illeciti che coinvolgevano mezzo firmamento politico dall'Italia all'America; e tra i contatti c'è anche quel Flavio Carboni che era già nelle liste P2, che fu condannato per il crac del Banco Ambrosiano, e che a 84 anni continua a mantenere buoni rapporti con l'Italia che conta: compreso uno dei grandi alleati di Renzi, l'ex coordinatore di Forza Italia Denis Verdini, imputato insieme a lui nel processo P3. Cosa facciano tutti insieme Mureddu, Ferramonti, Carboni e i loro amici, quale sia il core business della nuova loggia scoperta dalla procura di Perugia, è tema un po' fumoso: Mareddu si proclama massone e si vanta di avere lavorato per i servizi segreti, non si capisce per quali e in che veste. «Ho relazioni in giro per il mondo - dice di sé - mi vengono proposti degli affari e io a mia volta li propongo a chi penso che possa portarli a termine». Un faccendiere, insomma. Affari non sempre fortunati e cristallini, visto che anche la procura di Arezzo ha messo il 46enne sardo nel mirino per evasione fiscale. E tra gli affari di Mureddu, quello che ora lo ha portato alla ribalta è quello combinato per conto di Pierluigi Boschi, all'epoca in cui il padre della ministra cercava un direttore generale da piazzare nella Banca dell'Etruria. Come e perché babbo Boschi si sia ridotto a cercare la consulenza di uno come Mureddu è allo stato inspiegabile, e ancora di più lo è la circostanza che si sia fatto convincere a partecipare a un summit nell'ufficio romano di Carboni.

E ad accogliere l'idea suggerita dalla coppia Mureddu-Carboni, quella del banchiere Fabio Arpe, portata all'esame del cda, ma bloccata poi dall'ufficio di vigilanza della Banca d'Italia.

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