Cronache

Stromboli il giorno dopo La grande fuga dei turisti (con la tentazione selfie)

Ancora allarme. Il sindaco: scenario post bellico. L'amico della vittima: l'ho visto morire

Stromboli il giorno dopo La grande fuga dei turisti (con la tentazione selfie)

Ieri da queste colonne il professor Stefano Zecchi ci ha spiegato, mirabilmente, il segreto del «fascino dell'inferno»: l'eruzione del vulcano Stromboli come metafora della bellezza che si sublima nel fuoco e nella morte; Zecchi è volato alto sulle ali dell'«infinito e dell'eterno», mentre a una quota decisamente più bassa stanno planando i turisti del selfie che - infischiandosene di allarmi, pericoli, rischi e divieti - hanno trascorso la giornata con telefonino in modalità autoscatto. Un bel faccione sorridente con alle spalle la grigiosa colonna di fumo, «suggestiva» quanto il fungo atomico di Hiroshima. Clic e invio agli amici. Noi qui, avventurosamente alle prese con lava e lapilli; voi lì, banalmente sdraiati al sole con crema Coppertone.

Dopo la giornata drammatica di mercoledì (un morto e turisti in fuga), ieri la situazione si è «normalizzata», anche se il sindaco di Stromboli usa un'immagine tutt'altro che rassicurante, «scenario post bellico». Meno catastrofica l'analisi della Protezione civile: «I parametri sono rientrati, anche se al momento siamo ancora in allerta gialla». Il che non vuol dire che sull'isola non c'è più pericolo, ma solo che il peggio è passato. Intanto i vigili del fuoco proseguono le ricognizioni per spegnere i focolai rimanenti sulla parte alta più vicina al vulcano e in volo si sono alzati i canadair. Dal Comune è stato disposto il divieto di escursione. E l'elipista è stata ripulita. Nella sala operativa della prefettura di Messina è attiva l'unità di crisi: «Situazione sotto controllo, in stato di preallerta. Oltre al decesso di ieri, non ci sono stati feriti». Nell'esplosione di mercoledì è rimasto ucciso il 34enne Massimo Imbesi, di Milazzo, che stava facendo un' escursione, insieme a un amico rimasto illeso. La guardia costiera intanto ha inviato 4 pattugliatori per esigenze dei residenti, disponibile comunque per eventuali necessità di evacuazione dall'isola. I vigili del fuoco sono attivi anche con un nucleo batteriologico chimico e radiologico per spetti sui rilevamenti dell'aria. In mare, su disposizione del sindaco, è presente anche una nave privata equipaggiata con acqua, viveri e generi di conforto e materiale di pronto soccorso. Il sindaco di Lipari, Marco Giorgianni, è dettagliato nel suo resoconto: «A Ginostra l'illuminazione era già tornata attiva quasi completamente nella notte di mercoledì verso le 4, a parte qualche zona. Non ci sono stati evacuati fra i cittadini, a parte 80 turisti che in via precauzionale sono stati portati nelle strutture ricettive di Lipari». Giorgianni ribadisce «il cordoglio e il dolore per la vittima dell'eruzione», precisando che «quando il 34enne è stato colpito non si trovava nel percorso del vulcano alla sommità, ma in un sentiero di mezza montagna» e che «la pioggia di detriti non ha investito, come accade di norma, solo l'area del vulcano, ma l'abitato».

Toccante la testimonianza raccolta da repubblica.it: «Mi sento un miracolato, mi chiedo perché sono rimasto vivo io - ha raccontato Thiago Takeuti, 25 anni, il ragazzo brasiliano che mercoledì era a Punta Corvi con Massimo Imbesi, la vittima di 34 anni morto per l'esplosione dello Stromboli -. Stavamo salendo quando c'è stata la botta. Sembrava un bello spettacolo ma poi ci sono arrivate addosso pietre. Poi abbiamo respirato tutti quei fumi e Massimo ha iniziato a stare male. Ho cercato di aiutarlo ma non c'è stato nulla da fare. Chiamavamo i soccorsi, poi lui si è accasciato».

Per loro doveva essere una vacanza da sogno.

Poi, quel ruggito della montagna, l'ha trasformata in incubo.

Commenti