Politica

Stupri, Isis e droga: dentro la «Guantanamo d'Italia»

Da inizio anno record di violenze nel centro per migranti. Gli agenti: «Qui serve l'esercito»

Nino Materi

Il Cpr di Palazzo San Gervasio (Potenza) è una vergogna tutta italiana che riflette perfettamente l'assurdità con cui il nostro Paese ha affrontato finora l'«emergenza migranti», foderandola di quel buonismo peloso che ha creato i presupposti dell'attuale situazione di collasso.

L'attuale ministro dell'Interno sta tentando, faticosamente, di invertire la rotta; ma farlo è impresa ardua: tante e tali sono le stratificazioni populistico-demagogiche del passato. Intanto la realtà infernale del Cpr lucano spinge oggi perfino la sinistra e la galassia arcobaleno dell'associazionismo (cosiddetto) umanitario a reclamare la chiusura di questa specie di «Guantanamo» riservata agli stranieri da rispedire nei loro paesi d'origine. Tra i 97 ospiti del Centro di permanenza per il rimpatrio di Palazzo San Gervasio (paese con poco meno di 5mila abitanti), l'80% sono di nazionalità tunisina: molti di loro hanno commesso su suolo italiano gravi reati, per di più con lo status di clandestini. Gente di cui liberarsi al più presto, ma che da noi non sarebbe mai dovuti arrivare. E invece ci sono arrivati, eccome. Con un'unica intenzione: delinquere. Attività che continuano a svolgere anche nel centro in cui sono rinchiusi e dove le condizioni di vita sono indecenti. Ma il dramma è che di questo degrado finiscono con il portare i segni anche i poliziotti e gli operatori impegnati all'interno della struttura nel mantenere un minimo di ordine e disciplina. Ma quel «minimo» non basta. Non può bastare. Lo ha capito bene il segretario generale del S.pp (Sindacato polizia penitenziaria), Aldo Di Giacomo, che in una lettera aperta al ministro dell'Interno, Matteo Salvini, e al prefetto di Potenza, Giovanna Cagliostro, ha sollecitato l'intervento dell'Esercito per meglio presidiare il Cpr lucano: ormai un'enclave dell'illegalità dove lo Stato sembra aver abbandonato a se stessi i poliziotti che lì rischiano ogni giorno la vita in un contesto che definire pericoloso è poco. Il Cpr di Palazzo San Gervasio è infatti una bomba innescata che potrebbe esplodere da un momento all'altro. Con conseguenze di inaudita gravità. Le massime istituzioni politiche lucane (compresi senatori e deputati di vario colore eletti in Basilicata) preferiscono girare invece la faccia dall'altro lato, continuando a occuparsi solo dei propri orticelli elettorali. Molto più facile (e comodo) coltivale le rispettive clientele che sporcarsi le mani con il fango del Cpr potentino. Un fango che monta sempre di più, se è vero com'è vero che dall'inizio dell'anno la «Guantanamo» alle porte di Palazzo San Gervasio è stato teatro di arresti e denunce per una gamma di pesantissimi reati che vanno dallo stupro allo spaccio di droga, dal terrorismo alle violenze fisiche e verbali. I tentavi di rivolta, le risse e le aggressioni hanno purtroppo una frequenza quotidiana e solo il sangue freddo dei poliziotti che presidiano la struttura evitano il peggio. Le prime righe della lettera di denuncia del sindacato S.pp sono una fotografia impietosa di quanto sta accadendo: «La situazione all'interno del Cpr di Palazzo San Gervasio, con lo stupro di gruppo ai danni di un ospite extracomunitario, non consente mezze misure. Bisogna mandare l'esercito per ripristinare la legge italiana e mettere fine ad una condizione di zona franca dove tutto, persino la violenza sessuale, è consentito. Nell'aprile scorso in 24 sono fuggiti da questo centro e ancora, più di recente, a luglio, un terrorista macedone, che qui era stato ospitato, è stato arrestato perché progettava atti terroristici». Per non parlare del «mediatore culturale» finiti in manette per spaccio di droga». E questo solo per limitarci a ciò che emerge ufficialmente, ma tra quelle mura esiste un sommerso di violenza cento volte più inquietante. Per eliminarlo la soluzione è solo una: chiudere il centro, rimpatriare i delinquenti e, soprattutto, fare leggi severe che non ne permettano l' arrivo di altri.

Altrimenti saremo sempre punto e a capo.

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