Politica

Al Sud la povertà colpisce più italiani che stranieri

In Italia quasi 5 milioni di indigenti. La Caritas: mai così tanti dal 2005. In Meridione giovani senza lavoro

È un record negativo che fa riflettere. Un sorpasso preoccupante quello degli italiani che si mettono in fila alla Caritas per avere un aiuto materiale, nel Meridione ormai molto più numerosi degli immigrati in coda per lo stesso problema. In un'Italia dove negli ultimi anni la povertà è esplosa, passando da 1,8 milioni di persone del 2007 ai 4,6 milioni del 2015, è in atto una guerra tra bisognosi dalle dimensioni sconcertanti. I numeri sono stati messi nero su bianco dalla Caritas proprio in occasione della «Giornata mondiale contro la povertà». Nessuna buona notizia nel rapporto. Più che altro colpisce la cifra esorbitante di coloro che la crisi ha privato delle risorse economiche necessarie per vivere in maniera se non altro accettabile. Un numero di indigenti in continua crescita, mai così alto dal 2005. I più colpiti sono i giovani e i giovanissimi, penalizzati dalla cronica mancanza del lavoro. Perché la povertà in Italia dilaga più tra di loro che tra gli anziani. Mentre in passato il trend era inverso e gli over 65 erano la categoria più svantaggiata, ora gli anziani sono coloro che mediamente sembrano aver risposto meglio a questi anni difficili.

Al Sud, dove dal 2008 ad oggi sono andati persi 576mila posti di lavoro, pari al 70 per cento delle perdite di tutta Italia, le cose vanno peggio che altrove. I livelli di benessere sono calati parecchio anche al Centro e al Nord e ci sono zone dove in soli otto anni la percentuale dei poveri è raddoppiata, ma soltanto nel Mezzogiorno si vedono più italiani che stranieri in fila per avere un pacco di aiuti: qui i nostri connazionali rappresentano il 66,6 per cento delle persone accolte nei centri della Caritas a fronte del 33,1 per cento degli stranieri, mentre a livello nazionale le richieste di aiuto degli extracomunitari continuano a pesare di più, attestandosi al 57,2 per cento. La povertà di oggi attraversa l'intera società, non è più come un tempo quando interessava soltanto alcuni segmenti di popolazione. Ormai le difficoltà riguardano un po' tutti, anche al Centro-Nord, come abbiamo visto, famiglie giovani, nuclei con uno o più figli minori e anche quelle con componenti occupati. E non ci sono differenze di genere: uomini e donne vivono gli stessi disagi e in media hanno 44 anni. Spiccano i casi di povertà economica (76,9 per cento) e di disagio occupazionale (57,2 per cento), mentre il 25 per cento di chi chiede aiuto ha problemi abitativi. Il dossier si sofferma inoltre su un capitolo particolarmente preoccupante, quello della povertà dei minori, che si ripercuote necessariamente in privazioni educative i cui effetti negativi si sentiranno un domani, creando nuove generazioni «che rischiano di entrare in un circolo vizioso di povertà da cui sarà difficile affrancarsi». Mentre chi riesce a studiare e a laureasi sarà meno penalizzato nella ricerca di un impiego. Chi queste situazioni di difficoltà le vive quotidianamente sulla sua pelle è un prete della terra dei fuochi come Maurizio Patriciello. «La cosa che più mi ha colpito - commenta il parroco di Caivano - è la grande presenza di italiani sposati e con famiglia a cui la perdita di lavoro aveva causato anche problemi coniugali. Alcuni nella mia parrocchia ritirano il pacco solo in tarda serata per non essere visti».

Nel dossier la Caritas chiede al premier Matteo Renzi di superare la logica degli interventi tampone e di decidere un piano per affrontare la piaga della povertà, estendendo il reddito di inclusione a tutti gli indigenti e investendo sul welfare. Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Paoletti, garantisce che il governo ha assunto questo impegno tra le sue priorità «perché un Paese che vuole guardare al futuro deve impegnarsi per assicurare a tutte le persone una vita dignitosa».

«Nel 2017 - sostiene Poletti - partirà il reddito di inclusione che potrà contare sulle risorse di un fondo specifico: un miliardo di euro l'anno, che il disegno di legge di bilancio appena approvato in Consiglio dei ministri incrementa di ulteriori 500 milioni».

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