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Sugli stranieri Londra fa scuola Meno welfare per i nuovi arrivati

Per chi migra in Gran Bretagna sarà più dura avere benefici sociali. Berlino: "Anche noi così"

Sugli stranieri Londra fa scuola Meno welfare per i nuovi arrivati

Berlino Si è impegnata a fondo perché la Gran Bretagna resti nell'Ue, concedendo all'amico David Cameron una serie di eccezioni alle consuetudini comunitarie: d'altronde Angela Merkel ha sempre definito la Brexit una catastrofe per la Germania e per tutta l'Europa. Nella speranza che al referendum del prossimo 23 giugno gli elettori britannici decidano di restare sotto l'ombrello dell'Unione europea, la cancelliera ha permesso al premier di tornare a casa dal vertice europeo di Bruxelles con in mano lo scalpo del welfare comunitario. Da domani un cittadino italiano, danese o bulgaro che si trasferisca in Inghilterra non avrà più diritto ad accedere automaticamente ai benefici dello Stato sociale ma dovrà conquistarli un po' alla volta: e ci vorranno non meno di quattro anni, allungabili fino a sette, per ottenere sussidi di disoccupazione e assegni familiari. Questi ultimi, poi, da uguali per tutti diventano su misura: nel caso cioè, che il lavoratore comunitario abbia lasciato i figli nel paese di origine, la sovvenzione sarà legata al costo della vita là dove il bambino abita. Evidenti i risparmi per il welfare di Sua Maestà britannica visto che solo in Polonia ci sarebbero almeno 100 mila bambini i cui genitori vivono e lavorano in Gran Bretagna. A Cameron, Merkel e i partner europei hanno concesso anche altri trofei simbolici: il riferimento «a un'unione sempre più stretta fra i popoli europei» contenuta nel Trattato di Roma non si applicherà mai a Londra. Benché contrarie allo spirito europeista della cancelliera, le idee del premier inglese sul welfare devono averla colpita.

Tant'è che alla fine del vertice Ue, Merkel ha dichiarato: «Per come vanno le cose, credo che potremmo importare queste regole anche in Germania». Oggi i lavoratori italiani, romeni o tedeschi residenti in Germania ricevono 192 euro al mese in assegni familiari per ogni bambino, a prescindere dal reddito. Domani, una coppia di lavoratori greci i cui figli siano rimasti in patria dai nonni potrebbe riceverne molti di meno. La possibilità di far risparmiare qualcosa allo Stato sulla pelle degli stranieri di certo non dispiacerà agli alleati cristiano-sociali bavaresi (Csu). Già nel 2014, quando a romeni e bulgari fu concesso di circolare liberamente in Europa, la Csu chiese l'esclusione di costoro dai generosi sussidi di disoccupazione esistenti in Germania. «Noi non vogliamo dare i sussidi a chi viene a cercare il lavoro», disse la cancelliera. Oggi Merkel ha molte ragioni in più per mostrarsi meno generosa: in primis, l'emergenza-rifugiati (almeno 1,1 milioni quelli arrivati nel 2015) si sta rivelando molto costosa per le casse tedesche; sotto il piano politico, poi, Merkel sente sul collo il fiato degli alleati della Csu e della destra di Alternative für Deutschland, due formazioni nettamente contrarie alla politica d'accoglienza della Merkel. A marzo si vota in tre Länder e il partito di Merkel sembra destinato a subire un travaso di voti. Non ultimo c'è l'effetto domino: così come la chiusura dei confini da parte di un paese provoca una reazione analoga negli Stati confinanti, il taglio del welfare in un Paese solo rischia di far apparire gli altri troppo allettanti.

E come ha sottolineato la stessa cancelliera, «rispetto agli altri Paesi europei, in Germania gli assegni familiari sono piuttosto alti».

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