Politica

Sui bonus-assunzioni "buco" da 600 milioni

Sui bonus-assunzioni "buco" da 600 milioni

Roma La decontribuzione per le nuove assunzioni, uno dei cardini della politica economica del governo, non sembra funzionare bene. Prima le accuse di provocare effetti solo temporanei, una impennata di contratti a tempo indeterminato destinata a consumarsi in poco tempo. Adesso, una valanga di incentivi irregolari. Tanti anche per un Paese ad alto tasso di sommerso quale è l'Italia.

Le cifre vengono direttamente dal presidente dell'Inps Tito Boeri (nella foto) che ieri ha presentato i dati dell'Istituto sulla lotta all'evasione contributiva. Circa 100mila lavoratori su un milione e mezzo di assunti nel 2015, grazie l'esonero totale di contributi previdenziali non hanno diritto allo sgravio. Uno su quindici degli assunti con la misura fiore all'occhiello del governo, non ha una posizione regolare e dovrà restituire il maltolto. L'Inps ha calcolato la cifra per il triennio: 600 milioni di euro. Sono 100 milioni per l'anno già trascorso e 500 in entrate future. Impressionante il numero di imprese coinvolte: 60mila. Probabilmente piccole e medie aziende alle quali adesso il governo dovrebbe presentare il conto. In media 10mila euro ad azienda nei tre anni. Il ragionamento dell'Inps è lineare. Le aziende non hanno i requisiti e quindi non hanno diritto alla sospensione dei pagamenti dei contributi.

Più cauto il governo. Ieri nessun esponente dell'esecutivo ha commentato i dati Inps, ma un conto milionario da presentare alle aziende già allo stremo, non è il massimo per un governo alle prese con consensi in calo e una serie di appuntamenti elettorali all'orizzonte.

L'Inps deve vedersela con problemi di altra natura. I bilanci in rosso da quando l'Istituto si è fatto carico della previdenza dei dipendenti pubblici, in disavanzo cronico anche per responsabilità dello Stato-datore di lavoro. Quindi il recupero dell'evasione diventa fondamentale. Nel 2016 Boeri conta di recuperare fino a 850-900 milioni, grazie all'uso pieno delle banche dati. Per la maggior parte, quindi, sono proprio le mancate entrate relative al Jobs act e alla decontribuzione.

Nel calderone dell'evasione contributiva c'è di tutto. «Nel 2014-2015 abbiamo identificato 700 aziende fittizie e le abbiamo bloccate e 30mila finti lavoratori le cui posizioni sono state annullate. Nel 2016 contiamo di arrivare al 50% in più, quindi 500 aziende e 20mila lavoratori per un mancato esborso di 160 milioni», ha spiegato la direttrice Entrate, Gabriella Di Michele.

Le risorse, e conti dell'Inps in ordine, farebbero comodo anche al governo, alle prese con le bozze della riforma previdenziale. Gli interessati alla flessibilità saranno meno del previsto, i nati nel 1952 e 1953, l'uscita anticipata comporterà un taglio dell'assegno che rischia di essere pesante. La Uil ha calcolato che, se le indiscrezioni saranno confermate, il piano del governo potrebbe costare una mensilità all'anno ai lavoratori che vogliono anticipare l'uscita.

Gli stessi sindacati attendono la convocazione del governo. Il premier Renzi l'ha annunciata, ma per ora non è arrivata. «Siamo in attesa», ma «di annunci spesso si muore», ha confermato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo.

Scettica Susanna Camusso, leader della Cgil: «L'impressione è che siamo di fronte ad annunci e non a un vero confronto».

Commenti