Politica

Sul M5S lo spettro della scissione. E Di Maio ricuce con... Toninelli

Non solo il Pd, anche i 5 Stelle sarebbero a rischio scissione. Gli scontenti sono coloro che non hanno digerito l'alleanza con il Pd. Per impedire lo strappo, Di Maio è pronto a nominare Toninelli nuovo capogruppo in Senato

Sul M5S lo spettro della scissione. E Di Maio ricuce con... Toninelli

Mentre Luigi Di Maio è a New York per partecipare al vertice internazionale sui cambiamenti climatici, il Movimento 5 Stelle è in subbuglio. E non solo per le accuse di protagonismo ad Alessandro Di Battista per le sue bordate al Pd e all'Europa. Da quando è nato il nuovo governo, tra i pentastellati monta il malcontento. Ad alimentarlo, secondo Il Messaggero, sarebbero gli strascichi dell'intesa con i dem, la sete di vendetta di chi è rimasto fuori dal governo e il verticismo con cui Di Maio e i suoi decidono tutto, dalle nomine alle alleanze a livello locale. Ecco perché, con il passare dei giorni, il rischio di una scissione si fa sempre più forte.

Alla fronda sarebbero iscritti elementi di spicco del Movimento come Barbara Lezzi, Carla Ruocco, Nicola Morra, Luigi Gallo (colui che ha dato del "frontman" a Dibba) e il capogruppo alla Camera, Francesco D'Uva. Fichiani, dunque. Ma non solo. Vedi Gianluigi Paragone, che ha evocato in modo esplicito l'ipotesi di un suo addio al partito ("Resto finché non mi cacciano"). A qualcuno basterebbe contare di più. Qualcun altro vuole contare. E basta.

Di Maio, malgrado le smentite di rito, è preoccupato. Lo accusano di avere dimezzato i voti del Movimento. Ma Giggino non molla. E per impedire l'Aventino ha già in mente la prima mossa: Toninelli. L'ex ministro del Mit potrebbe diventare il nuovo capogruppo al Senato. Sempre che basti a placare l'ira dei ribelli. Tra loro, oltre a Paragone (che ha definito Spadafora un "democristianone"), c'è anche Gallo. A sorpresa, è lui a guidare il fronte dei contrari all'accordo con il Pd in Umbria. Poi c'è Lezzi, che ancora non si spiega l'alleanza in Parlamento con dem e Leu.

Ma la vera frattura è sulle nomine, ancora loro. Ogni tot, come prevede lo Statuto, i capigruppo in Parlamento cambiano. Toninelli, come detto, è il favorito a Palazzo Madama. E a Montecitorio? Ancora non si sa. Ma salgono le quotazioni dell' attuale vicecapogruppo, Francesco Silvestri. Uno solo, alla fine, taglierà per primo la linea del traguardo. E dal secondo posto in più regneranno delusione. E rabbia.

Di Maio lo sa e da New York prova a sdrammatizzare: "Non nascerà alcun gruppo contro il governo. Le sfumature interne sono il nostro punto di forza". Anche Zingaretti diceva così. E poi tutti sanno com'è andata a finire con Renzi e Italia Viva..

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