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Sulla prescrizione scoppia l'ira dei penalisti. Dai rider agli industriali, quanti delusi da M5s

Troppe promesse sfumate, sempre più categorie bocciano i Cinque stelle

Sulla prescrizione scoppia l'ira dei penalisti. Dai rider agli industriali, quanti delusi da M5s

Roma - E alla fine arrivarono i penalisti. O peggio, gli «azzeccagarbugli». La definizione manzoniana è di Alfonso Bonafede, ministro grillino della Giustizia, alle prese con le ennesime tensioni nella maggioranza sul ddl Anticorruzione. Il Guardasigilli ha presentato un emendamento che prevede il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Un punto cardine del programma pentastellato, che però ha suscitato subito la reazione di Giulia Bongiorno, avvocato e ministro leghista della Pubblica amministrazione. La Bongiorno ha detto: «La sospensione della prescrizione al primo grado di giudizio è una bomba nucleare sul processo». Bonafede ha mantenuto il punto: «È finita l'era dei furbi e dei loro azzeccagarbugli». Quindi è arrivata una dura nota a firma di Gian Domenico Caiazza, penalista e presidente dell'Unione camere penali italiane. Caiazza, dopo una telefonata con Bonafede, «ha inteso rappresentare il proprio rincrescimento per l'uso del termine azzeccagarbugli». Parlando di «dissenso e allarme» per le iniziative del ministro.

Ma l'unico consiglio da dare agli avvocati infuriati è quello di mettersi in fila. Sì perché in cinque mesi di governo i grillini hanno già provocato le ire di molte categorie professionali e produttive. A partire proprio da quelle su cui avevano fatto campagna elettorale. Ad esempio i riders, fattorini delle multinazionali del cibo a domicilio. Il tavolo di concertazione, annunciato in pompa magna da Di Maio appena insediato, è fermo. Sindacati, aziende e associazioni dei riders non si riuniscono dall'11 settembre. Nessun cenno ai fattorini nel decreto dignità e la promessa di un'equiparazione ai lavoratori subordinati è rimasta lettera morta.

Il decreto dignità aveva già fatto arrabbiare artigiani, piccoli imprenditori e partite Iva. Da Assolombarda agli imprenditori veneti, fino alla rete di aziende fondata da Massimo Colomban, amico di Casaleggio ed ex assessore di Virginia Raggi. Senza dimenticare Cna e Confartigianato. Tutti i rappresentanti delle realtà produttive hanno messo nel mirino la prima legge voluta da Di Maio, «superministro» del Lavoro e dello Sviluppo economico. Al centro delle proteste le «rigidità per le imprese» contenute nel decreto. In particolare, l'aumento dei costi per i contratti a termine, lo stop alle proroghe e il ripristino delle causali per il tempo determinato.

Più recenti sono gli attacchi di Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, diretti contro il reddito di cittadinanza. «Può rovinare il Sud», «è un incentivo al lavoro nero», «misura da ripensare». Sono stati questi alcuni dei commenti del numero uno degli industriali sul cavallo di battaglia del grillismo.

Il blocco delle le grandi opere, appese all'«analisi costi benefici», ha suscitato le ire dei lavoratori coinvolti nella filiera: logistica e turismo, ma anche le realtà del comparto manifatturiero. Danneggiati senza distinzioni da ipotetici stop a opere come Tav e Terzo Valico. Mentre col via libera al gasdotto Tap il M5s è riuscito nell'impresa: accendere la rabbia degli ambientalisti che li avevano votati in massa.

L'enigma di un Movimento progettato per essere trasversale, ma che rischia di scontentare tutti.

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