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Ma suo cognato è già volato negli Emirati. E agli inquirenti restano solo le cartacce

Tulliani si è trasferito, nelle perquisizioni i finanzieri trovano solo spazzatura

Ma suo cognato è già volato negli Emirati. E agli inquirenti restano solo le cartacce

Roma - I soldi non ci sono arrivati, lui sì. Giancarlo Tulliani era già stato colpito, primo della famiglia, da un decreto di sequestro a inizio anno, quando aveva tentato di trasferire un gruzzolo dal suo conto Mps alla sua banca a Dubai. Fallito il bonifico, l'ex residente monegasco si è comunque trasferito negli Emirati Arabi Uniti, dove risulta residente e dove si dedica, con ignote fortune, a un'attività di famiglia finita nel mirino dell'inchiesta romana che ruota intorno a Francesco Corallo. Ossia la compravendita immobiliare. A casa sua non c'è rimasto più nulla. Persino durante la perquisizione i finanzieri si sono trovati davanti solo un grande sacco da spazzatura pieno di striscioline di carta, evidente traccia dell'alacre lavoro di un distruggi-documenti. D'altra parte sia la «pulizia» a casa del delfino di famiglia, sia l'assenza di computer e altri elementi di rilievo a casa di Fini e di Elisabetta non sorprendono più di tanto. Considerato il clamore della vicenda, esplosa a dicembre scorso e amplificata dal coinvolgimento di Elisabetta a inizio anno, era difficile pensare che qualcuno degli occupanti della casa di famiglia potesse essere stato così stolto da lasciare in giro qualunque cosa, lecita o meno, in grado di attirare l'attenzione degli inquirenti.

L'altra questione da chiarire è la qualificazione del reato. Perché tra i vari spostamenti di denaro, sembrerebbe che alcuni non siano affatto tendenti a «ostacolare l'identificazione della loro provenienza delittuosa», ma semplicemente a beneficare il destinatario, nel caso di specie i Tullianos, che infatti si godono le somme, con le quali secondo quanto si legge nell'ordinanza acquistano immobili, tra cui la stessa, celebre casa di Montecarlo. Se fosse così, sarebbe da capire quale sia il corrispettivo di quei flussi di denaro monodirezionali, spediti da un imprenditore a capo di un impero del gioco a quella che per il gip è una «famigliola borghese». Ma spostare l'ipotesi di reato dal riciclaggio alla corruzione potrebbe non convenire agli inquirenti, che si troverebbero un castello accusatorio di sabbia tra le mani, perché la prescrizione avrebbe già provveduto a minarne le fondamenta.

Seguire i soldi è la modalità con cui investigatori e magistrati intendono proseguire a indagare, sia per accertare le presunte sottrazioni al fisco da parte del gruppo di Corallo, sia per capire il motivo di quelle dazioni di danaro.

Inoltre, c'è da acclarare l'eventuale legame con gli interventi normativi avvenuti a favore di Atlantis, come pure il ruolo - e la consapevolezza - dei vari protagonisti della vicenda.

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