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Suviana, le prime verità. Ipotesi guasti meccanici

Intatta la scatola nera, scioglierà i dubbi sull'esplosione I tecnici: "Reazione a catena partita dalla turbina rotta"

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Centrale di Suviana. Idrovore in azione per liberare i tre livelli invasi dalle acque del lago dopo l'esplosione. Mentre la Procura indaga sulle cause e, soprattutto, sulle responsabilità del drammatico incidente costato la vita a sette tecnici specializzati, Enel Green Power, proprietaria della centrale, mette in campo una terza linea di idrovore, potenti pompe di aspirazione, per svuotare i tre piani allagati nello scoppio del secondo impianto di produzione.

Tre livelli della centrale sotto sequestro, in attesa che i superperiti incaricati dal procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato possano esaminare la scena del disastro. Nel frattempo gli esperti hanno già acquisito e visionato parte delle immagini registrate dal sistema di sorveglianza, il Supervisory control and data acquisition, Scada. La «scatola nera» della centrale idroelettrica di Bargi non avrebbe riportato danni dall'esplosione essendo collocata nei piani alti della struttura, collegata a un sistema di telecamere che registrano di continuo le attività in ogni livello.

«Hanno registrato tutto quello che è successo - spiegano gli inquirenti - sia al piano meno 8, dove si trovavano i tecnici per il collaudo, che in quello sottostante, collassato per il crollo del solaio e invaso dall'acqua. È fondamentale per capire cosa è accaduto alle 14,30 di quel maledetto martedì». Un'analisi determinante per stabilire cosa non ha funzionato nella turbina alla messa in funzione. Una reazione a catena, secondo una prima ricostruzione, cominciata dalla rottura di un elemento metallico della turbina stessa, organo completamente meccanico, e che si sarebbe trasmesso all'alternatore, elemento elettrico, posto all'esterno ma collegato, tramite alberi e giunti vari, al primo.

È questo secondo elemento ad aver innescato l'incendio seguito o preceduto dall'esplosione? Fatto sta che in pochi secondi, mentre tre operai riescono a mettersi in salvo, crollano pavimento e pareti del meno 8. Ovvero del solaio del meno 9. Fiamme e fumo investono almeno 5 dei 15 fra operai, capisquadra e ingegneri incaricati dell'avvio del secondo sistema produttivo dopo un importante aggiornamento tecnologico.

Gente esperta, forse gli unici in Italia in grado di mettere mani e competenze sugli elementi base di una centrale idroelettrica. Difficile, quindi, pensare a un errore umano, almeno durante la fase di accensione, tanto che l'ipotesi più accreditata per la Procura di Bologna, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e disastro colposo, resta sempre quella di un guasto provocato dalla rottura di un elemento, forse assemblato male.

Ieri mattina sopralluogo esterno dei tecnici allo scopo di individuare altri possibili problemi o pericoli alla centrale. Struttura, va ricordato, per tre quarti sommersa dalle acque del lago di Suviana. Coinvolti nell'incidente, e messi sotto sequestro, sono i piani meno 8, dov'era al lavoro il team incaricato da Enel G.P., quello sottostante, il meno 9, e quello superiore, il meno 7. Il resto della centrale è agibile.

«Quando sono arrivato c'era molto fumo che usciva dal pozzo - racconta Francesco Notaro, direttore dei vigili del fuoco dell'Emilia Romagna -.

Tre corpi erano stati portati in superficie, decine di familiari accorrevano in un'attesa straziante che ci ha caricato e motivato fino alla fine delle operazioni di recupero dei quattro dispersi».

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