Cronache

Svegli ma indifesi: io li aspetto fuori

È vero che una volta, tanti anni fa, a dodici anni ma anche prima i ragazzi da scuola tornavano a casa da soli. Ma tanti anni fa c'erano tante cose che i ragazzi facevano da soli e ora non fanno più

Svegli ma indifesi: io li aspetto fuori

È vero che una volta, tanti anni fa, a dodici anni ma anche prima i ragazzi da scuola tornavano a casa da soli. Ma tanti anni fa c'erano tante cose che i ragazzi facevano da soli e ora non fanno più. Banale dirlo, ma i tempi cambiano e non sempre in meglio, forse anche in virtù del fatto che quando passano gli anni i ricordi diventano più dolci. Così io sto col ministro Fedeli e a dodici anni mia figlia a casa da scuola da sola preferisco che non ci venga: giusto che prof e presidi si assicurino che all'uscita delle scuole ci sia qualcuno a prenderli. Ansia, paura, l'apprensione di un genitore che non vuole ammettere che un figlio diventi grande? Può darsi. Però qualche considerazione va fatta. Tanti anni fa, quando i bimbi tornavano a casa da soli, le città non erano quelle di oggi. Erano meno trafficate, meno frequentate da chi non ha più nulla da perdere, c'era una solidariètà diversa che spingeva chi vedeva qualcuno in difficoltà o era testimone di un'aggressione a non voltarsi dall'altra parte ma ad intervenire. Forse, ma è solo una sensazione, erano città meno pericolose.

Anche i paesini erano diversi. Un esempio: le strade di campagna dell'hinterland, oggi più o meno tutto industrializzato, erano un viavai di gente che lavorava, di contadini, di nonne e nonni che si muovevano in bici. Oggi sono spesso strade deserte dove fioriscono traffici strani, spaccio e prostituzione. Ma a essere cambiati sono anche i ragazzi. Tanti anni fa finita la scuola, anche a 12 anni, si scendeva in strada o in cortile a giocare finchè non faceva buio, finchè non ci si sbucciava il ginocchio cadendo in bici o finchè non si faceva a botte con qualche coetaneo di una banda rivale. Ma finiva lì, non c'erano le chat delle mamme a sollevare un caso e a minacciare denunce. Oggi i ragazzi dopo la scuola se non hanno musica, nuoto, karate, inglese, francese, yoga o un corso on line per la socializzazione con i coetanei del Madagascar, restano sul divano a chiacchierare o a giocare.

Fanno tutto o quasi in chat: studiano, si passano i compiti, socializzano, litigano e s'innamorano. Però a distanza, comodi e protetti anche se poi è solo un'illusione perchè i rischi sono altri e sono peggio. Una volta c'era la strada, ora c'è la rete. Che non è la stessa cosa. Perchè in strada imparavano a difendersi sul serio. A stare alla larga dai balordi, a urlare se c'era bisogno, a correre se urlare non bastava. Oggi i nostri figli non sono così abituati a fiutare pericoli. Magari pensano che se le cose si mettono male basti resettare lo smartphone o passare con un clic alla schermata successiva. Figli del loro tempo.

Figli di un'altra epoca dove a 12 anni si è di sicuro più «svegli» ma anche più indifesi.

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