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Tagli e tasse sotto dettatura

Lo stop e il ritardo al maxiemendamento ha ragioni più serie di quelle spiegate dal viceministro Morando. Come un intervento a gamba tesa della Commissione Ue

Tagli e tasse sotto dettatura

Ventidue ore di ritardo, con l'imbarazzato viceministro Morando a spiegare al Senato che «non è ancora pronta la relazione tecnica» alla legge di Stabilità. Una scusa, visto che la Ragioneria è in grado di rimettere mano alle coperture in un attimo anche quando le correzioni in corsa valgono centinaia di milioni. Lo stop, insomma, ha ragioni più serie. Come, sospettano in molti anche nelle file del Pd, un intervento a gamba tesa della Commissione Ue.

È questo, almeno, il rumore di sottofondo di un venerdì che il Senato ha passato sull'ottovolante. Dagli esponenti del governo ai senatori di maggioranza e opposizione, fino ai tecnici di Palazzo Chigi e Palazzo Madama, tutti sono rimasti appesi al testo del maxiemendamento che è ricomparso solo alle sette e passa di sera con annessa e scontata richiesta di voto di fiducia del ministro Boschi. In mezzo il rimaneggiamento a piene mani del provvedimento, gestito in prima persona da Renzi e dal suo braccio destro Lotti. E, con ogni probabilità, suggerito da Bruxelles, dove già giovedì era stato fatto notare al premier che l'ultima versione della legge di Stabilità - quella approvata dalla Camera - non convinceva in molti passaggi. Tutti rilievi recapitati a Palazzo Chigi in via informale, visto che - almeno per il momento - l'Italia non è ancora sottoposta a quel «monitoraggio stretto» che invece ci imporrebbe di concordare ogni passo con i tecnici della Commissione Ue.

I contatti con gli uffici dei tecnici di Bruxelles, insomma, sono stati ripetuti, al punto che le obiezioni sollevate sarebbero state anche piuttosto mirate. Ed è per questo - al netto dello scontro interno al Pd e di una gestione un po' approssimativa della pratica da parte del ministro Boschi - che il governo è rimasto impantanato tutto il giorno dietro la manovra. Una delle più sofferte degli ultimi anni, anche più di quelle che qualche tempo fa vedevano protagonista Tremonti e le sue memorabili litigate con tutti gli altri ministri.

E che la situazione sia eccezionale, per certi versi quasi surreale, lo si ha chiaro da subito. Non è un caso che l'azzurro Romani replichi a Morando definendo quella della relazione tecnica una «scusa risibile», mentre è il capogruppo del Gal Ferrara a sottolineare come a Bruxelles abbiano «fatto tante osservazioni» al premier sulla legge di Stabilità.

Insomma, anche se gli esami di riparazione del nostro debito pubblico - insieme a quello di Francia e Belgio - sono in programma a marzo, la sensazione è che già oggi l'Italia sia per molti versi un Paese sotto tutela.

Una condizione che difficilmente cambierà, soprattutto ora che il semestre di presidenza italiana si è appena concluso con un gigantesco buco nell'acqua sul fronte - fondamentale - della flessibilità.

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