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Tagliare va bene, ma c'è Regione e Regione

La spesa e l'approssimazione del governo: la sforbiciata non può essere indiscriminata

Tagliare va bene, ma c'è Regione e Regione

Tagliare 4 miliardi alle spese delle Regioni, di cui metà alla spesa sanitaria, è del tutto ragionevole. Infatti le Regioni spesero, nel 2012, 170 miliardi. E su di essi 4 miliardi sono soltanto il 2,3%. Però c'è Regione e Regione. Per esempio, la spesa totale della Lombardia è 23,3 miliardi, quella del Lazio 17,5, ossia il 74%. Ma la popolazione del Lazio (5,8 milioni) è solo il 58% della Lombardia (9,9 milioni). Il governo Renzi però non ha fatto analisi di bilancio per misurare l'efficienza e l'efficacia (...)

(...) della spesa delle Regioni. Né ha applicato il criterio dei costi standard che aveva adottato il governo Berlusconi, con il sostegno della Lega Nord. Ha usato il metodo grossolano di togliere 4 miliardi all'insieme delle Regioni perché si spartiscano i tagli. E presumo che prevarranno le Regioni più influenti, non le più efficienti.

Una cosa che salta all'occhio è la enorme disparità di spesa per abitante delle Regioni autonome rispetto a quelle a statuto ordinario. Le Regioni autonome, ossia Sicilia e Sardegna più Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Aosta, hanno 9,2 milioni di abitanti sui 60 milioni dell'Italia, cioè il 15%, ma la spesa di queste Regioni è il 30% di quelle a statuto ordinario, ossia il doppio. E se si va a guardare fra i due gruppi di Regioni, ossia le due grandi isole del Sud (Sicilia e Sardegna) e le Regioni autonome del Nord, si vede che l'aumento della spesa è maggiore in quelle nordiche. Infatti esse hanno, nel complesso, il 4% degli abitanti, ma il 14% della spesa regionale. Come Sicilia e Sardegna sommate insieme, che invece hanno il 9,4% degli abitanti.

La maggiore spesa fuori media della Sicilia è quella burocratica e politica del vertice, la spesa per organi istituzionali. Essa nelle Regioni a Statuto ordinario è 800 milioni e in Sicilia 336 milioni, ossia il 30 del totale nazionale, mentre la Sicilia ha l'8% della popolazione italiana. Aggiungo che le Regioni a statuto speciale hanno una gonfiatura di spesa soprattutto nel personale e nei conferimenti di capitale alle loro imprese. Ma il problema maggiore delle spese delle regioni non è quello delle Regioni a statuto speciale. Si trova nel settore sanitario, la cui spesa da un anno all'altro continua a lievitare. Si tratta di cifre enormi. Il costo del servizio sanitario nazionale, gestito dalle Regioni, nel 2012 è stato di 212 miliardi. Fatto 100 il 2001, nel 2012 siamo al 145%. Insomma in 11 anni c'è stato un aumento che non è molto lontano dal 50%. Con un aumento medio annuo quindi del 4,1%. Ce lo potremmo permettere solo se avessimo un tasso reale di crescita del Pil del 2,5 e dei prezzi dell'1,6. Invece purtroppo la situazione è ben diversa. E poi si deve notare che c'è una enorme sperequazione nelle diverse voci di spesa sanitaria nelle diverse Regioni. In una spesa pro capite di 1.900 euro, troviamo che Piemonte e Lombardia sono a quota 1.960 e 1.926 euro, mentre il Veneto è a quota 1.862 euro spesi per abitante.

In sostanza queste tre Regioni, le più industrializzate, hanno nel complesso una spesa pro capite allineata alla media nazionale. La Liguria, dominata generalmente da giunte di sinistra, ha invece una media pro capite di 2.127 euro, molto superiore a quella nazionale. Anche le due Regioni rosse per eccellenza, ossia Emilia Romagna e Toscana, hanno una media superiore a quella nazionale, attorno ai 2.040 euro per abitante, e così pure il Lazio, che è a quota 2.050 euro pro capite. Il Molise arriva a 2.074 euro per abitante. Nelle Regioni autonome, che come si è visto sono molto dispendiose, però troviamo che mentre Bolzano detiene il record con quasi 2.300 euro, seguita da Trento che è a quota 2.270, la Sicilia invece dedica alla sanità solo 1.750 euro per abitante. A differenza della Sardegna, che ne dedica 2mila: non conta solo se si spende tanto o poco, ma anche per cosa si spende.

Ma, a questo proposito, si deve notare che mentre la spesa farmaceutica del servizio sanitario nazionale rispetto al 2001 è stazionaria, quella per beni e servizi è aumentata del 210 per cento, ossia è più che raddoppiata, mentre quella per il personale è aumentata del 135%, meno dell'aumento medio della spesa complessiva. Insomma, se il governo andasse a fare analisi Regione per Regione, potrebbe fare una vera politica di controllo della spesa.

Perché c'è Regione e Regione, e spesa e spesa.

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