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Il taglio dell'assegno rompe un patto d'onore

Il taglio dell'assegno rompe un patto d'onore

Pregiatissimo direttore, sono un ufficiale dei Carabinieri in pensione da oltre dieci anni. Sono stato arruolato nel lontano aprile 1972 quale vincitore di concorso, il primo di una serie, seguito da non ricordo più quanti corsi di aggiornamento, di approfondimento e quant'altro quasi sempre obbligatori ai fini dell'avanzamento ai gradi superiori così come obbligatori erano i «periodi di comando» per poter aspirare alla positiva progressione di carriera. Questo per non parlare dei trasferimenti (famiglia al seguito, con annessi problemi di ambientamento/adattamento specie per i bambini) da un capo all'altro della penisola.

Taccio, per pudore, dei pericoli (talvolta gravissimi) corsi, ad esempio, in Calabria e Sicilia e delle continue (minimo annuali) valutazioni caratteristiche da parte dei Superiori anche apicali.

Di tutto ciò, ovviamente, all'arruolamento non avevo, come tutti i colleghi, alcuna pallida percezione; così come non pensavo - come avrei potuto- alla pensione e alla vecchiaia! Sapevo solo che avevo stipulato un contratto con lo Stato, la Repubblica cui avevo giurato di essere fedele e di osservarne le leggi: un contratto per il quale mi impegnavo a servire la Patria al meglio delle mie forze in cambio di un trattamento economico «certo» che avrebbe riguardato il mio presente e il mio futuro. Un trattamento economico dignitoso, non di più, anche con riferimento alla enormità delle responsabilità e dei compiti da assolvere, su cui ho potuto ancorare saldamente il tenore di vita mio e della famiglia, assumere impegni alcuni dei quali non ancora definiti.

Ora viene un ragazzotto - circondato da coorti di soggetti la cui arroganza è pari all'ignoranza e alla totale deficienza dei più basilari concetti di cultura giuridica - privo di ogni esperienza lavorativa, perfino incerto quanto a grammatica e sintassi, e viene a dirmi che quel patto, in cui ho creduto ciecamente per una vita, non ha più valore: è carta straccia. Sicché le mie certezze possono tranquillamente dissolversi salvo però dover onorare comunque quei famosi impegni che potei assumere solo mostrando uno statino-paga!

Questa sarebbe l'Italia del cambiamento? Uno Stato (ostinatamente con la maiuscola) che ha perso ogni briciolo di affidabilità e credibilità quei valori che riferiti al singolo si chiamano «onore»?

Vincenzo Inzolia
generale dei Carabinieri

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