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Tatarella torna libero dopo sei mesi

Il gip respinge la richiesta di nuove misure cautelari fatta dai pm

Tatarella torna libero dopo sei mesi

Milano Sei mesi tra carcere e arresti domiciliari, e alla Procura della Repubblica ancora non bastavano. Per Pietro Tatarella, ex consigliere comunale di Forza Italia a Milano, i pm del capoluogo lombardo avevano chiesto una nuova misura cautelare, sostenendo che esistevano ancora le esigenze investigative che il 5 maggio scorso avevano portato all'arresto dell'esponente azzurro e di altri ventisette indagati. Ma la Procura è andata a sbattere contro il diniego secco del giudice preliminare Raffaelle Mascarino: «Non vengono esplicitate in alcun modo le esigenze che legittimerebbero l'adozione della custodia cautelare», scrive il giudice. Il tempo decorso dall'arresto «e la puntuale osservazione degli obblighi» da parte di Tatarella e degli altri «consente di ritenere che gli indagati abbiano tratto dall'esperienza giudiziale un sufficiente monito per astenersi, nel futuro, dal commettere altri reati».

Tutti liberi, dunque: come era tornato libero in luglio l'altro forzista finito nella retata, il consigliere regionale Fabio Altitonante, per il quale il tribunale del Riesame aveva escluso che ci fossero indizi di corruzione. E come è rimasto libero, grazie al «no» della Camera alla richiesta di arresto della Procura milanese, il deputato Diego Sozzani, nei cui confronti uno schieramento bipartisan ha escluso i requisiti per le manette.

A sei mesi dal clamore della retata, coordinata dal pool antimafia della Procura milanese, su appalti e finanziamenti illeciti tra Lombardia e Piemonte, il bilancio per gli inquirenti non è dunque entusiasmante. E bisogna anche ricordare che nei giorni successivi al blitz gli inquirenti erano talmente convinti della solidità delle prove raccolte che si proponevano di portare tutti gli arrestati a giudizio immediato, in modo da processarli in stato di detenzione. Ma il proposito si è perso per strada. Nel frattempo sono continuati gli interrogatori di Nino Caianiello, ex coordinatore di Forza Italia a Varese, e dell'imprenditore Daniele D'Alfonso, che hanno fatto una serie di parziali ammissioni. Anche queste, evidentemente, non risolutive, visto che la Procura non è riuscita a chiedere il rito immediato. Così sabato il giudice libera sia Tatarella che Caianiello che il sindacalista Sergio Salerno, che erano tutti ai domiciliari, e scarcera Mauro Tolbar, già collaboratore di Sozzani, che si è sorbito per intero in carcere i sei mesi di custodia cautelare: «non si ritiene che persistano le ragioni che hanno determinato la misura detentiva», si legge nel provvedimento.

Tempi diluiti anche per il più alto in grado degli indagati, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana.

Nei giorni scorsi la Procura ha acquisito dei documenti in Regione e starebbe valutando la nomina di un esperto in diritto amministrativo per verificare se la nomina che viene contestata a Fontana costituisca effettivamente un reato.

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