Cronache

Tecnocrati contro techno. Il Senato francese spegne i "rave party"

Proposta di legge contro i raduni musicali dove regnano alcol e droga: «Sono pericolosi»

Tecnocrati contro techno. Il Senato francese spegne i "rave party"

C hiamatela crociata generazionale, legge liberticida o battaglia di libertà acustica. Ma il Senato francese ha proposto una legge per ridurre al minimo gli eventi di musica elettronica, anche quelli culturalmente rilevanti (cioè nel calendario ufficiale di molte città) e non solo le feste abusive dove droga e alcool fanno da padrone. Multe da 3.750 euro e fino a 400 ore di lavori socialmente utili per chi infrange le regole: orari, autorizzazioni, tutto dovrà essere più burocratico. Cosa prevede il provvedimento?

Oggi soltanto le «feste» che superano i 500 partecipanti vanno dichiarate alla prefettura. La proposta azzera la soglia: ogni evento, piccolo o grande che sia, che prevede musica elettronica all'aperto, va verificato fino al via libera. «Quindi se ci vediamo in 4 amici in un giardino privato per ascoltare il nuovo disco di David Guetta dobbiamo chiedere il permesso?», ironizzano dall'associazione Freeform, madrina dei party open space che in Francia sono circa 4 mila l'anno. La querelle è iniziata. E mentre si attende il vaglio dell'Assemblea nazionale, il fattore «E», quello dell'età, gioca un ruolo evidente: «Non passerà alla Camera», dicono molti membri di maggioranza e opposizione. I deputati, più giovani dei senatori, non hanno intenzione di ridurre la libertà d'espressione musicale, lasciando che sia il singolo comune a provare, semmai, possibili disagi per vicinato e paesaggio. La techno vince sui tecnocrati? Probabile. D'altronde, con un presidente intronizzato sulle note dei Daft Punk, è difficile credere a una legge che censuri la diffusione di uno dei marchi di fabbrica d'Oltralpe: il «French touch» e la musica «electro», ardui da mettere al bando. Ma come si è arrivati a una simile sfida? La proposta di legge firmata da 42 senatori nasce da Nantes, dove a luglio morì Steve, il ragazzo di origini portoghesi scomparso in un controverso intervento di polizia sul finire di un festival di musica elettronica che avrebbe sforato le fasce orarie consentite. Da venerdì sera, nel capoluogo della Loira Atlantica, dj e musicisti gli stanno dedicando un «teknival», un omaggio in musica sul prato di Mauves, a Sainte-Luce-sur-Loire. Nient'altro che un concerto a cielo aperto che proseguirà fino a stasera radunando circa 20 mila persone. Se in strada si balla, sui banchi del Senato è bagarre. «Coma etilico, abusi sessuali, devastazione dei luoghi, ecco il risultato di questi rave organizzati in modo illegale», tuona il senatore gollista François Bonhomme: «Le audizioni mostrano che in Francia ci sono 800 feste gratuite con oltre 500 presenze ogni anno. E solo 2 sarebbero quelle con regolare autorizzazioni». Ciò significa che il 99% dei rave party «sono illegali», gli fa eco l'ex gendarme e collega Henri Leroy. «Se invece prendiamo in considerazione i rave che riuniscono meno di 500 persone, sono più di 3.200 l'anno». Ma è davvero così? Il governo ridimensiona: «Sono circa 2 mila». Dubbi e critiche nei ranghi socialisti, che tirano in ballo la questione di fiducia nei giovani. «C'è una dimensione repressiva che può far più male che bene», dice il senatore PS Jerome Durain citando uno dei dj più noti, il 53enne Laurent Garnier. «Oggi è un ambasciatore della musica francese nel mondo e un cavaliere della Legion d'Onore, serve equilibrio per non reprimere i Garnier di domani assicurandoci che i rave non infastidiscano più persone di quelle che soddisfano». L'idea iniziale era: sequestrare dischi e attrezzature e far scattare perfino le manette, spiega la relatrice Pascale Bories, ma in commissione è sparito il riferimento al carcere.

«Difficile sostenere certe misure con effetti perversi innegabili», chiosa il sottosegretario all'Interno Laurent Nuñez.

«I rave sono come il carnevale, un momento catartico di cui gli esseri umani hanno bisogno», commenta la senatrice ecologista Esther Benbassa.

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