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Tempi più rapidi per l'asilo dei migranti e aumentano i centri per i rimpatri

Via libera definitivo al decreto Minniti: adesso è diventato legge. Dal superamento dei Cie all'eliminazione di un grado di giudizio nei ricorsi: ecco cosa prevede

Tempi più rapidi per l'asilo dei migranti e aumentano i centri per i rimpatri

Sezioni specializzate nei tribunali ordinari, eliminazione di un grado di giudizio nei ricorsi contro l'asilo negato, superamento dei vecchi Cie con la nascita dei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), possibilità di lavoro volontario e gratuito per i richiedenti asilo. Sono questi i punti chiave del "decreto Minniti" sui migranti che ha ottenuto oggi il via libero definitivo della Camera. L'aula di Montecitorio ha approvato in via definitiva il testi su cui ieri sera il governo Gentiloni aveva incassato la fiducia. I voti favorevoli sono stati 240, mentre in 176 hanno votato contro e dodici si sono astenuti.

Le sezioni specializzate

Il decreto istituisce sezioni specializzate "in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea". Sono in tutto 26, tante quante le sedi di Corte d'appello, e hanno competenza in materia di mancato riconoscimento del diritto di soggiorno sul territorio nazionale in favore di cittadini europei; impugnazione del provvedimento di allontanamento nei confronti di cittadini europei per motivi di pubblica sicurezza; riconoscimento della protezione internazionale; mancato rilascio, rinnovo o revoca del permesso di soggiorno per motivi umanitari; diniego del nulla osta al ricongiungimento familiare e del permesso di soggiorno per motivi familiari; accertamento dello stato di apolidia e accertamento dello stato di cittadinanza italiana. I giudici delle sezioni specializzate sono scelti tra quelli "dotati di specifiche competenze" o che seguiranno corsi di formazione ad hoc. La trattazione è monocratica, mentre la decisione collegiale.

Un grado di giudizio in meno

Il dl introduce, poi, misure per la semplificazione e l'efficienza delle procedure davanti alle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale e, soprattutto, per la semplificazione e l'efficienza dei procedimenti giudiziari di riconoscimento dello status di persona internazionalmente protetta. Di fatto, viene disegnato un nuovo modello processuale basato sul cosiddetto "rito camerale" che delimita i casi nei quali si prevede l'udienza orale - anche se il ricorrente conserva la possibilità di presentare "istanza motivata" di essere ascoltato dal giudice - e riduce dai sei ai quattro mesi il termine entro il quale è definito il procedimento "con decreto che rigetta il ricorso" o "riconosce lo status di rifugiato o di persona cui è accordata la protezione sussidiaria". Salta l'appello, il decreto è ricorribile esclusivamente in Cassazione, entro 30 giorni.

Potenziate le commissioni territoriali

Per mettere la Commissione nazionale per il diritto di asilo e le Commissioni territoriali in condizioni di far fronte al boom di domande, il ministero dell'Interno è autorizzato, per il biennio 2017-2018, a bandire procedure concorsuali e ad assumere fino a 250 unità di personale a tempo indeterminato, altamente qualificato, "per l'esercizio di funzioni di carattere specialistico".

I tempi di notifica degli atti

Per gli atti delle Commissioni territoriali nei confronti degli "irreperibili" le notifiche si perfezioneranno solo previo deposito, per venti giorni, presso le questure. Più in generale, le disposizioni in tema, ritenute eccessivamente complesse, sono state semplificate. Previsto anche che il richiedente asilo possa fare richiesta di non avvalersi della videoregistrazione del colloquio.

Via i Cie, arrivano i Cpr

La denominazione "Centro di identificazione ed espulsione" è sostituita da quella di "Centro di permanenza per il rimpatrio". La rete delle nuove strutture dovrà essere ampliata, in modo da assicurarne la distribuzione "sull'intero territorio nazionale". I nuovi Cpr dovranno essere allestiti nei siti e nelle aree esterne ai centri urbani che "risultino più facilmente raggiungibili", dovranno essere di capienza limitata (100-150 posti al massimo) e dovranno garantire "condizioni di trattenimento che assicurino l'assoluto rispetto della dignità della persona". Il Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale avrà "tutti i poteri di verifica e di accesso".

Lavori socialmente utili

I prefetti, d'intesa con i Comuni interessati, promuovono "ogni iniziativa utile all'implementazione dell'impiego di richiedenti protezione internazionale, su base volontaria, in attività di utilità sociale in favore delle collettività locali". Possibile la predisposizione di progetti ad hoc, anche in collaborazione con le organizzazioni del terzo settore, "da finanziare con risorse europee destinate al settore dell'immigrazione e dell'asilo".

I "punti di crisi"

Lo straniero che arriva illegalmente in Italia viene condotto "per le esigenze di soccorso e di prima assistenza" presso appositi "punti di crisi". Qui avvengono le operazioni di rilevamento foto dattiloscopico e segnaletico.

Il "rifiuto reiterato" di sottoporsi al rilevamento configura "rischio di fuga" ai fini del trattenimento nei centri.

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