Politica

La tentazione di Cantone: scendere in campo con il Pd

Lo sceriffo anticorruzione confessa ai democratici: ci ho pensato. Ma frena sui tempi: "Ora tornerei pm"

La tentazione di Cantone: scendere in campo con il Pd

La politica? Una tentazione. Forse una forte tentazione. Però soltanto una tentazione. La parola «tentazione» associata a Raffaele Cantone ha fatto fibrillare i sismografi dei cronisti politici. D'altronde non si tratta soltanto del presidente dell'Anac (Autorità nazionale anticorruzione). Il magistrato napoletano (classe 1963) è anche il personaggio pubblico più corteggiato, proprio perché visto come simbolo di un'Italia diversa, incorruttibile e piena di energie positive. Ecco perché la sua tentazione della politica fa notizia. Prima a Somma Vesuviana, ospite dei giovani del Partito democratico, poi a Napoli, per la Festa di Mdp (Movimento democratico e progressista), ha accettato di rispondere alle domande su una sua eventuale discesa nell'agone politico. «Ci ho pensato - confessa alla platea di giovani piddini di Somma Vesuviana -. Soltanto in un caso, però, ci ho pensato a lungo. Ed è quando mi hanno proposto la candidatura a sindaco di Napoli». Il magistrato campano ammette, quindi, di aver ricevuto più di una proposta. Ma è soltanto su quella legata al più prestigioso ufficio di Palazzo San Giacomo che Cantone si è soffermato con interesse. «Sarebbe - spiega - un'esperienza di grande fascino». Pur tuttavia la porta della politica rimane aperta per il magistrato napoletano. Che incalzato dalle domande risponde in maniera quanto mai sfumata: «Se il mio incarico scadesse adesso, risponderei che la mia decisione è quella di tornare a fare il magistrato - spiega -. D'altronde ho sempre coltivato l'idea che l'impegno politico sia frutto di una scelta definitiva dalla quale non si può tornare indietro». «Non è che un giorno - conclude Cantone - tutto finisce e si riprende la borsa per tornare in Tribunale come se niente fosse. Dopo un'esperienza del genere, dopo un'esperienza politica insomma, non è proprio possibile». I giovani del Pd, però, rimangono estasiati ad ascoltarlo. Perché nonostante abbia inteso schermirsi («una cosa è certa: quando tra tre anni scadrà il mio mandato all'Anac tornerò a fare il magistrato»), Cantone ha anche offerto perle delle sua sensibilità politica. Affermando, innanzitutto, che il Parlamento deve ritrovare la sua centralità. Non è possibile, commenta, andare a votare con una legge suggerita dalla Consulta. Stigmatizza anche alcune decisioni della magistratura amministrativa che riscrive persino il Codice della strada. Insomma la politica avrebbe perso - secondo Cantone - la capacità di legiferare e sempre più spesso delega altri organismi tecnici a svolgere il suo compito. Uno schiaffo seguito, però, da una carezza. Perché il giorno dopo nel capoluogo campano, ospite della Festa di Mdp (Movimento democratico e progressista), non risparmia lodi al lavoro che il legislatore è stato in grado di compiere nel licenziare e votare il testo del Codice antimafia. «Una delle migliori leggi approvate dal Parlamento - commenta - e assolutamente indispensabile per fare un salto di qualità nella lotta contro le mafie». Il magistrato anticorruzione sottolinea, però, che «non era necessario introdurre la norma di ulteriori misure di prevenzione che vengono applicate al di fuori del meccanismo della prova di colpevolezza» perché c'è il rischio di «limitare le misure di prevenzione già oggi applicabili». Una riserva, questa, che lo vede in piena sintonia con lo stesso Matteo Renzi. Anche il segretario del Pd aveva dubbi al riguardo ma non ha voluto interferire. Tuttavia questa affinità di vedute può essere giudicata, dai più smaliziati cronisti, come una captatio nei confronti del magistrato simbolo dell'anticorruzione.

Insomma se Cantone lascia uno spiraglio per il suo ingresso in politica, Renzi spalanca proprio la porta.

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