Cronache

Quel terrorista in taxi che spaventa l'intelligence

Il conducente che ha portato l'uomo da Capodichino a Pompei ha poi riconosciuto in quel cliente un ricercato internazionale

Quel terrorista in taxi che spaventa l'intelligence

Roma - Il mistero del terrorista «fantasma» inizia all'aeroporto di Capodichino, a Napoli, dove un tassista imbarca un passeggero all'apparenza come tanti altri. È un tipo strano, smanetta come un forsennato sui cellulari che ha con sé. Annuncia la destinazione del viaggio, Pompei, e poi sprofonda nel sedile posteriore. Il tassista, ogni tanto, butta un'occhiata allo specchietto retrovisore. Sembra un mediorientale, dirà poi.

Il cliente ha con sé almeno tre telefonini coi quali si alterna in lunghe e brevi chiamate in inglese e in una lingua che il conducente ipotizza sia turco o arabo. Arrivati quasi a Pompei, il viaggiatore fa uno squillo a un misterioso interlocutore per avere delle informazioni. Poi, passa il cellulare all'autista affinché segua le istruzioni che quella voce gli impartisce. Lo guida, come un navigatore satellitare, per alcune stradine sterrate della periferia di Pompei. L'auto supera il fiume Sarno, che taglia a metà la provincia sud del capoluogo, e arriva in una zona abbandonata dove ci sono alcuni cantieri navali. È l'area di Rovigliano. Tutt'attorno c'è il deserto. L'autista inizia a insospettirsi perché non ci sono abitazioni, negozi o anima viva che possano giustificare una lunga (e costosa) corsa verso Pompei. Osserva ancora meglio i siti di costruzione navalmeccanica che danno sul mare all'inutile ricerca di qualche indizio. Ma il passeggero paga regolarmente e si allontana a passo svelto, scomparendo alla vista quasi subito. La macchina gialla fa retromarcia e ritorna verso l'autostrada.

Qualche giorno dopo, il tassista per caso vede in tv delle immagini di presunti terroristi e si ricorda il volto del suo stranissimo ospite. Prova a mettere a fuoco, scava nella memoria per far combaciare le fattezze del volto, il colore della pelle. Sovrappone la faccia che gli restituisce la televisione con quella che emerge dai ricordi del viaggio verso Pompei. Alla fine, il tassista si convince che è proprio lui il passeggero, è quello l'uomo che ha accompagnato a Rovigliano. Resta così sconvolto che, alla prima occasione, confida a un amico carabiniere tutta la storia - così come appena raccontata - aggiungendo solo alcune piccole considerazioni personali che nulla aggiungono al nocciolo della questione. Il tassista è convinto di aver dato un passaggio a un terrorista ricercato. Il militare prende assai sul serio la segnalazione perché la fonte fiduciaria è ritenuta di massima affidabilità e così stende una nota di servizio che firma con nome e cognome. È un militare di un reparto radiomobile della provincia di Napoli.

La relazione viene immediatamente girata agli uffici info-investigativi dell'Arma e inoltrata anche ai Servizi per gli approfondimenti necessari. È chiaro che non si tratta dell'invenzione di un mitomane. Nessuno la sottovaluta, soprattutto per una circostanza che non è sfuggita agli analisti: Pompei è uno degli obiettivi sensibili nella mappa delle città a rischio in Italia. A Pompei ci sono il Santuario della Madonna e gli Scavi di Pompei. Su Facebook gli 007 hanno monitorato conversazioni e scambi di foto di grande interesse investigativo riguardo al sito archeologico.

A poca distanza, una decina di chilometri appena, c'è Torre del Greco, dove è nata la combattente italiana (convertitasi all'Islam radicale) Maria Giulia Sergio, oggi in Siria a combattere nelle fila dell'esercito del Califfo Al Baghdadi, i cui genitori sono rinchiusi a San Vittore con la sorella Marianna da due settimane. Il passeggero del taxi che fine ha fatto? È davvero un ricercato? E chi era l'uomo che ha dato le indicazioni telefoniche al tassista?

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