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Il Tg1 grillino non piace agli italiani: da settembre persi già due punti di share

Punita la direzione Carboni: parallelamente salgono gli ascolti del Tg5

Il Tg1 grillino non piace agli italiani: da settembre persi già due punti di share

Ecco la nuova Rai voluta dalla maggioranza gialloverde. Gli effetti del cambiamento si leggono chiaramente e visibilmente attraverso i dati Auditel. Che sono numeri, non opinioni. E i risultati del Tg1, la prima e più importante direzione cambiata grazie all'accordo tra Salvini e Di Maio, sono in netta discesa. Da settembre a oggi il telegiornale delle 20 è calato di più di due punti di share, passando dal 24,78 di settembre al 22,70 di dicembre. Il neo direttore, Giuseppe Carboni, nominato dal nuovo cda Rai, firma il principale notiziario italiano dal 7 novembre. Bene: in quel mese la percentuale di ascolto è calata al 22,91 ed è ulteriormente discesa nel mese in corso (dati calcolati fino a mercoledì).

Certo, l'Auditel non dice tutto, certo possono esserci molte componenti che fanno fluttuare gli ascolti, certo bisogna tenere in considerazione che i passaggi sono sempre complicati, sta di fatto che il responso del pubblico è chiaro. Anche perché, al calo del Tg1, corrisponde un equivalente aumento del Tg5 che, negli stessi mesi, da settembre ai giorni scorsi, è passato dal 16,25 per cento di share al 19,48, aumentando di ben tre punti. Ora, dubitiamo che il - pur bravissimo - direttore Clemente J. Mimun si sia inventato una rivoluzione talmente illuminante da dare una accelerata così forte al suo tiggì. Più probabilmente, vien da pensare, che gli spettatori del primo canale si siano già stancati di un notiziario ingrigito dalla necessità di riportare le confuse vicende politiche senza far irritare i referenti politici. L'Agcom, tra l'altro, ha inviato un richiamo ai tg perché «garantiscano parità di trattamento».

In questi mesi di contrasto tra il governo italiano e i vertici europei, i giornali e i notiziari grondano di lacrime e sangue, di rabbia e di delusione, di accuse e di controaccuse, di polemiche feroci dell'opposizione e di una fetta delle classi sociali. Ecco, chi voleva essere meglio informato sul perché lo spread ha portato via dalle nostre tasche così tanti soldi, e su che fine faranno i nostri mutui, stipendi, tasse e pensioni, forse si è dirottato altrove. Perché sul Tg1 trovano un sacco di servizi sulle mucche maltrattate (per carità denunce giustissime), i bambini che vogliono salvare il pianeta, i treni ipertecnologici e i capolavori nascosti. Non è che i giornalisti del Tg1 si siano dimenticati la loro alta professionalità, ci mancherebbe. E il nuovo direttore, Giuseppe Carboni, non è senza esperienza: anzi è un uomo-azienda che vanta una militanza nella tv di Stato da quarant'anni, passando da Radio3 al Tg2, dove da collaboratore per gli spettacoli ha scalato tutti i gradini fino a diventare caporedattore. E proprio qui ha trovato la sua fortuna seguendo per la sezione politica il Movimento 5 Stelle. È stato uno dei pochi giornalisti tv a intervistare Beppe Grillo. Lui, però, nega ogni affiliazione ai pentastellati. Comunque, ha svolto così bene i suoi reportage da essere scelto dai vertici pentastellati nientemeno che per la poltrona del Tg1 facendo un triplo salto carpiato. «Sono un signor nessuno - ha commentato Carboni al momento della nomina a direttore - vengo dai piani bassi del giornalismo, sono stato un precario storico». E nonostante non abbia mai avuto esperienze come direttore, «ho sulle spalle dieci anni di line (l'organizzazione dei notiziari), perciò capisco come funziona la fattura di un tg». Insomma, forse gli ci vuole ancora un po' di tempo per realizzare di essere stato catapultato sulla più importante poltrona del giornalismo italiano. O, forse, ha capito benissimo dove si trova... Sta di fatto che ora il Tg5 gli sta sul fiato sul collo, mentre a settembre era distanziato di ben 8 punti e mezzo di share. Chissà cosa ne penserà Di Maio..

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