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Tira aria di rivolta sulla linea Schlein. E la direzione dem va verso la conta

Monta il disagio e dentro il partito si salda il blocco dei moderati, che sono critici con la segretaria e guardano a Guerini. I riformisti delusi: "Sel si è presa il Pd"

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Dopo la partecipazione di Elly Schlein alla manifestazione del M5s con Giuseppe Conte e Beppe Grillo, nel Pd è arrivato il momento del processo alla segretaria. L'appuntamento è per oggi alle 15, quando si riunirà al Nazareno la direzione nazionale del partito. E inevitabilmente andrà in scena l'atto di accusa nei confronti della leader. All'indomani delle frasi di Grillo sui «passamontagna» e sulle «brigate di cittadinanza» e delle parole di Conte e Moni Ovadia contro la Nato e gli Usa, i dem sono una pentola a pressione. L'atmosfera è caldissima e non solo per le temperature estive. E così se i riformisti non risparmieranno critiche alla leader, lei è pronta anche alla conta. Infatti, non è escluso che Schlein possa volersi misurare mettendo ai voti la relazione con cui aprirà i lavori di oggi. Una prova di forza per tentare di uscire dall'impasse.

In direzione interverranno Stefano Bonaccini, Lorenzo Guerini e altri esponenti dell'area riformista. «Non posso non rimarcare la distanza siderale da ciò che è stato detto sulla guerra. Il Pd è dalla parte dell'Ucraina», mette subito in chiaro Guerini. Seguono a ruota altri esponenti della minoranza interna. Da Debora Serracchiani a Piero De Luca. Da Simona Malpezzi alla vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno. «C'è grande disagio nel partito, bisognava evitare di andare nella piazza dei Cinque Stelle», spiega al Giornale un parlamentare dem, dirigente di primo piano dei riformisti. «C'è il problema politico di aver aderito a una manifestazione in cui si parlava di brigate di cittadinanza e dai toni filo-Putin», continuano dall'ala riformista del Pd. La minoranza dem chiederà alla segretaria un cambio di passo nei fatti, soprattutto sull'Ucraina.

Sulla guerra il Pd si è spaccato in tre due volte in dieci giorni all'Europarlamento. «Molti stanno strumentalizzando per fare minoranza interna, detto ciò sarebbe stato meglio se la Schlein fosse rimasta a casa», ci dice un deputato «pontiere». A dividere il Pd c'è anche la giustizia, con molti sindaci dem favorevoli all'abrogazione dell'abuso d'ufficio. E ci sono i temi etici, con i cattolici perplessi dalle aperture della leader sulla maternità surrogata. Suscitano dubbi alcune uscite dei fedelissimi della segretaria. Come la vicepresidente del Pd Chiara Gribaudo, che al Pride di Torino sabato ha detto che il governo «legittima» le violenze contro la comunità Lgbt. Il Terzo Polo corteggia i moderati dem, Renzi parla di «delirio del M5s» e chiede ai riformisti: «Ma davvero volete finire così la vostra esperienza politica?». Dalla minoranza del Pd insistono: «Vogliamo collaborare con le opposizioni in Parlamento ma non dobbiamo andare nelle piazze del M5s».

Schlein rimane in silenzio. Ma la vera novità è che, dopo l'addio all'assemblea nazionale del Pd di Alessio D'Amato, nessuno esclude categoricamente uno strappo clamoroso. La sensazione dei riformisti è che «Sel si è presa il Pd». Per la prima volta si arriva a mettere in discussione la sopravvivenza stessa del partito. Oggi ci sarà il debutto ufficiale del correntone degli anti-Schlein. Un fronte unico moderato, che va oltre il perimetro degli ex renziani di Base Riformista. Uno schieramento vasto, in cui non tutti puntano sulla leadership di Stefano Bonaccini. L'avversario di Schlein alle primarie è accusato da alcuni suoi sostenitori di avere gestito male il post-congresso, mostrandosi troppo debole e trattativista. Il magnete dei riformisti adesso è diventato Guerini.

È lui la vera alternativa alla segretaria.

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