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Il tocco di Scervino: lo smoking con i cristalli

Il tocco di Scervino: lo smoking con i cristalli

Timeless, come dicono gli addetti ai lavori. Senza tempo per tutti coloro che amano ancora la lingua italiana: è la vera scommessa dei designer quando aggiornano, con intelligenti astuzie, la moda maschile. I più bravi riescono a rinnovare lo stile dell'uomo senza che questo perda la sua identità. E l'intelligente lavoro di Ermanno Scervino ha fatto sì che ieri in passerella sfilassero uomini reali, dannatamente belli, dal fascino rock e dall'attitudine romantica. Il massimo che si possa desiderare quando si pensa a qualcuno con cui accompagnarsi concedendogli il vezzo di indossare camicie check di colore azzurro percorse da micro cristalli su pantaloni smoking con fascia in maglia. Un tipo sapientemente illuminato persino quando indossa un pezzo da uniforme, il classico cappotto navy decorato con micro specchi su revers e colli. «I cristalli? C'è un limite quando si parla di moda maschile, ma io non ho avuto paura a usarli» dichiarava il designer spiegando come la sua ricerca tenda a una bellezza che sia espressione del presente pur guardando al futuro. Ben detto se si considera l'infinita varietà di magnifici tessuti a maglia fatti all'interno della sua fabbrica e utilizzati, con fantasie tipicamente maschili, nei cappotti, nei caban e nei montgomery con alamari di pelle cuciti a mano. Non hanno cristalli ma brillano di luce propria i grandi maglioni mouliné multicolor o a disegni norvegesi che spezzano il rigore dei completi sartoriali. Da Dirk Bikkembergs a brillare c'erano i grossi moschettoni usati nel climbing e trasformati in dettagli urbani. Del resto la storia del brand che negli anni ha fatto entrare nella spirale del suo dna la vocazione per la sport couture, non poteva trascurare una passione dei giovani di oggi per il free climbing. Da qui alle imbragature che si arrampicano sui cappotti, ai gilet con tasche multifunzione indossati sulle giacche, agli zaini che contengono i cappucci protettivi, tutto è apparso estremamente dinamico e portabile. Con due colpi di scena: veri climber che arrampicavano in diretta e la sfilata di uno stuolo di fustacchioni in aderentissimi jeans bianchi ma a torso nudo. Su Christian Pellizzari accendiamo un faro d'attenzione non solo perché giovane ma perché ci ha fatto comprendere quanto sia difficile districarsi tra le varie tendenze per costruirsi una propria immagine. «Mi sono fatto tante domande sul vestire dell'uomo, ho analizzato tutti i filoni di tendenza, ho trovato interessanti il rock, lo streetwear ma anche il nuovo classico» diceva prima di far sfilare l'essenza dell'incontro fra capi sartoriali, bomber e jeans, sete jacquard e neoprene, cappotti sartoriali con parka ed eco-montoni. Luccica con la potenza della sua simbologia la civetta - l'altra faccia di Atena, dea della sapienza - sui tirelli delle zip che accompagnano la collezione GPC disegnata dall'architetto Gian Piero Colombo, cresciuto alla scuola di Gianfranco Ferrè. Un debutto con leit motiv: l'allacciatura dell'abito della Madonna di Senigallia, dipinto celeberrimo di Piero della Francesca custodito alla galleria nazionale delle Marche, che diventa segno grafico su una deliziosa T-shirt bianca. Uno dei pezzi che insieme alle felpe in pelliccia di pile intarsiato, offrono alla collezione quel giusto tocco di design che la rende speciale.

E sotto i riflettori c'è pure la prima collezione di T-shirt firmate Lucabee, marchio con il cuore fra due mani studiato dal pittore Luca Bertasso - definito dalla critica un'anomalia nel panorama figurativo italiano - per dare rilievo ai suoi visi e ai soggetti surreali dipinti con una tecnica quasi bizantina.

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