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Toh, gli italiani sono Paperoni Terzi per ricchezza «mediana»

Altro che falliti, Crédit Suisse certifica la nostra posizione di privilegio nella classifica mondiale

RomaUn Paese ricco che ignora di esserlo. È la fotografia dell'Italia che emerge dal Global Wealth Report , l'indagine della banca svizzera Credit Suisse che misura il patrimonio aggregato delle famiglie a livello mondiale. Ebbene, il nostro Paese a fine giugno scorso è in terza posizione nella classifica della ricchezza mediana con 142mila dollari (112.300 euro), in aumento del 9,6% rispetto al primo semestre del 2013.

Quello di «mediana» è un concetto statistico particolare: indica, infatti, il valore che si trova nel mezzo di un insieme di dati (in termini matematici «distribuzione»). Per rendere ancor più comprensibile il dato, occorre perciò specificare che 142mila dollari è il valore che divide a metà l'insieme: i valori superiori e quelli inferiori alla mediana sono almeno pari. Ne consegue che almeno la metà delle famiglie oggetto del campione hanno una ricchezza superiore a 112mila euro. Solo Australia (225mila dollari) e Belgio (171mila) sono più ricchi dell'Italia, mentre Francia (141mila) e Gran Bretagna (131mila) ci tallonano da vicino. Nella top ten della ricchezza mediana non compaiono gli Stati Uniti, quarti nella classifica della ricchezza pro capite con 348mila dollari per individuo, mentre la Svizzera che è la più benestante del mondo per patrimonio medio individuale (581mila dollari) è solo ottava per mediana (107mila dollari).

Che cosa significa il confronto tra le due classifiche? Che gli italiani hanno una ricchezza più diffusa rispetto alle altre economie dei Paesi sviluppati, sia per il patrimonio immobiliare sia per il boom dei mercati azionari dei mesi scorsi. L'ottima performance delle Borse ha fatto sì che Germania, Francia e Italia aggiungessero nell'ultimo anno 3.600 miliardi di dollari alla ricchezza globale. E non è un caso che nel nostro Paese risieda il 2,6% dei «Paperoni» globali (per la precisione 3.322), ossia degli individui che hanno un patrimonio superiore ai 50 milioni di dollari. L'Italia è al sesto posto in questa particolare classifica dietro Germania, Gran Bretagna e Francia. Inarrivabili gli Usa che ospitano il 49% dei super-ricchi globali, ma il secondo posto della Cina con 7.631 high net worth individuals fa comprendere che la geografia del benessere sta velocemente cambiando.

Le proiezioni al 2019 indicano che, a fronte di una ricchezza globale stimata in aumento da 263mila a 369mila miliardi di dollari, il numero di milionari è destinato ad aumentare esponenzialmente in Cina, India, Brasile, Turchia e Messico. Oltre agli Stati Uniti l'attuale G7 continuerà a esser degnamente rappresentato solo da Francia, Germania e Gran Bretagna. E questo trend, ancorché non indichi un impoverimento, sicuramente minaccia la stabilità degli attuali assetti finanziari e industriali del nostro Paese. Ecco, quella ricchezza inconsapevole che caratterizza l'Italia odierna va presidiata, sostenuta, difesa.

Sia perché rischia di disperdersi con le tasse (i grandi patrimoni si proteggono dalle stangate, emigrando) sia perché, se non investita in attività italiane, lascerà al Bel Paese il poco onorevole ruolo di preda.

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