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Toh, Matteo si scopre patriota a scoppio ritardato

Il leader voleva abolire cerimonie e parata. Il tweet del 2013: "Non c'è un c... da festeggiare"

Toh, Matteo si scopre patriota a scoppio ritardato

Il patriottismo tricolore è una scoperta recente per Matteo Salvini, riuscito a passare nel giro di pochi dalle t-shirt «Padania is not Italy» a «Prima gli italiani» trasformando la Lega Nord in una Lega senza nord a vocazione nazionalista, vedi i tweet di ieri a base di «buona festa della Repubblica» (con tanto di selfie con le Frecce tricolori) e «Viva la festa degli italiani». Le tracce del passato però, specie con i social network, non si cancellano. E quelle di Salvini riemergono periodicamente, ad ogni occasione, tipo il 2 giugno. Lo stesso giorno di sei anni fa Salvini infatti non si commuoveva per la «splendida giornata» di festeggiamenti, tutt'altro: «Notte serena Amici, oggi non c'è un cazzo da festeggiare», twittava il 2 giugno 2013, da europarlamentare della Lega. Un post che il Pd rilancia commentando «ecco il vero volto di Salvini appena pochi anni fa». Ma Salvini era proprio per l'abolizione della festa della Repubblica: «Il 2 giugno c'è poco da fare parate e sventolii. Io eviterei un giorno di festa, risparmierei i quattrini, è una presa in giro, ipocrisia. Va abolito, credo che in pochi si accorgeranno» spiegò.

Fin lì era in piena coerenza con la storia della Lega, da sempre ostile allo Stato italiano e ai suoi simboli (famosa la scena in cui Bossi invitò una signora che esponeva la bandiera italiana a «metterla al cesso»). «Il tricolore non mi rappresenta, non la sento come la mia bandiera» spiegò Matteo Salvini intervistato da Radio 24, otto anni fa. «A casa mia ho solo la bandiera della Lombardia e quella di Milano, il tricolore è solo la Nazionale di calcio, per cui non tifo. Mi rappresenta quando diventeremo un Paese normale con meno sprechi e ruberie al Sud». Ancora prima, durante gli Europei del 2000, organizzò su Radio Padania una diretta intitolata «Mai dire Italia» per gufare contro la nazionale italiana, al punto da tifare la Francia. Stessa cosa per i Mondiali 2006, in quel caso tifava la Germania contro gli azzurri: «L'Italia per me rappresenta Moggi, Calciopoli e tutto il peggio del peggio», spiegò il futuro leader leghista. «Il mio sostegno va a chiunque sia più serio». Viva la Merkel, abbasso l'Italia.

Poco sovranista anche un altro suo vecchio post, a commento di una condanna subita da un automobilista per aver detto «Italia di m...» davanti ai carabinieri che lo stavano multando. Commento di Salvini: «L'Italia è un Paese di merda. Arrestatemi». Ma senza andare indietro troppi anni e restando alla festa di ieri, anche solo nel 2017, già leader della Lega sovranista, Salvini invitava i sindaci leghisti a boicottarla, come gesto di ribellione contro i prefetti (con cui ora invece va d'amore e d'accordo): «Oggi scriverò ai 300 sindaci della Lega ed ai 3000 amministratori perché il 2 giugno si tengano lontani da qualsiasi celebrazione. Non c'è nulla da festeggiare con prefetti che stanno riempiendo l'Italia di immigrati». Da leghista non si sentiva pienamente italiano, «mi sento milanese, lombardo, padano, europeo, cittadino del mondo» spiegò da consigliere comunale milanese.

Tutto passato, come recita il detto solo gli stupidi non cambiano mai idea, specie in politica.

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