Cronache

Torna Amanda e difende una ragazza condannata

La Knox in un editoriale: «Quella giovane dipinta come una femme fatale, un terribile déjà vu»

Torna Amanda e difende una ragazza condannata

Amanda Knox è lontana, protetta e circondata dall'affetto della sua gente, dei suoi cari. L'America che l'ha sempre difesa, che l'ha sempre sostenuta non la dimentica. Anzi, la ospita come opinionista, editorialista perfino. Le garantisce spazio. E così, quando la giustizia del Massachusetts ha condannato una giovane ragazza, Amanda ha fatto scalpore facendo di nuovo parlare di sé intervenendo sul caso. E ha offerto così, in un editoriale sul Los Angeles Times, il suo sostegno alla sventurata. Michelle Carter è stata condannata a 15 mesi di carcere per la morte del 18enne Conrad Roy nel 2014 per aver incoraggiato il fidanzato a suicidarsi. Immediata la solidarietà della Knox che ha scritto: «La giovane condannata è stata dipinta come femme fatale, è stato per me un terribile déjà vu».

Un attimo tornare con la mente a quell'inferno tutto italiano: Perugia e la villetta, Meredith e il sangue, e le indagini, le accuse e i processi, le condanne e la disperazione, la paura che tutto potesse finire così. La bella Amanda dietro alle sbarre di una cella italiana, quattro anni, e gli infiniti processi e la maglietta con la frase dei Beatles: «All you need is love». Lacrime e paura. Poi il colpo di scena, la giustizia italiana che sorprende, la Cassazione che la lascia volare via, libera dall'accusa di omicidio di Meredith Kercher, di ventuno anni. Lei che corre tra le braccia sicure della sua famiglia, del suo Paese che protegge questa figlia come si fa con i cuccioli frastornati.

Brutta storia quella di Michelle, all'epoca giovanissima, aveva 17 anni e aveva scritto decine di sms al ragazzo invitandolo a mettere in pratica il suo piano suicida. Poi lui l'ha fatto davvero.

Knox ha scritto di avvertire un «malinconico senso di déjà vu», sostenendo che gli inquirenti hanno cercato di dipingere Carter come una «femme fatale»: un chiaro riferimento alla sua vicenda. Lei che riempiva le pagine dei giornali, «Foxy Knoxy», la volpe, era diventata per tutti i tabloid inglesi, schierati unanimi con la vittima inglese, Meredith Kercher.

La Knox, si spinge anche più in là. Ammette che sì, «non è facile provare simpatia per Carter», ma ha ricordato che la stessa ragazza aveva cercato di convincere il fidanzato a cercare un aiuto per i suoi problemi psichici. La stessa Michelle in lotta contro i fantasmi di un'adolescenza che diventa malattia, la depressione, la bulimia, l'anoressia. «Giudicarla responsabile di quanto avvenuto equivale a non aver imparato nulla su come curare i disturbi che possono condurre al suicidio».

Il primo novembre 2017 saranno passati dieci anni dal delitto di Perugia. Amanda si è rifatta una vita, con un nuovo fidanzato e con un profilo Instagram, nel quale appare vestita da cappuccetto rosso durante una vacanza nella Foresta Nera in Germania. «Un ricordo può essere viscerale. Può essere pesante. Ti può far sentire come se stessi soffocando, come se stessi annegando», aveva scritto in una lettera Amanda l'anno dopo la sua assoluzione. L'Italia è lontana per lei, ma quei giorni di inferno devono sempre essere lì, presenti.

E non importa cosa fai.

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