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Toti sfida Forza Italia. Berlusconi dà la linea: confermati i dirigenti

Il governatore: no a operazioni gattopardesche Il leader: tutti in carica sino al congresso

Toti sfida Forza Italia. Berlusconi dà la linea: confermati i dirigenti

Nè «operazioni gattopardesche», dice Giovanni Toti, nè «resa dei conti interna», completa Mara Carfagna. Uniti dentro Forza Italia per buttare giù un governo «che fa male al Paese», conclude Silvio Berlusconi. A Roma per presiedere la prima riunione del «board» che ha insediato per riscrivere le regole del partito e per l'incontro con tutti i coordinatori regionali, il leader azzurro fa sentire la sua presenza, dopo qualche eccessiva alzata di testa del governatore ligure. Quella di Toti sembra una sfida e Berlusconi è pronto a fronteggiarla. Ma il messaggio durante l'incontro coi coordinatori è chiaro: la nomina di Carfagna e Toti «non sospende e non modifica la titolarità degli organi di Forza Italia nazionali, regionali e locali»: Incarichi confermati, dunque, sino al congresso, che sarà entro dicembre.

«Io resto solo se Fi mantiene quello che ha detto di voler fare - avverte il governatore a Porta a porta e poi su Facebook - se si apre, se cambia pelle. Bisogna cambiare e cambiare davvero, prendere un partito e aggiornarne le idee. Chi pensa che sia un'operazione gattopardesca non mi cerchi proprio!». Conferma la manifestazione del suo movimento il 6 luglio a Roma, rivela di essere stato a cena con il Cavaliere lunedì, ne riconosce il ruolo di fondatore ma chiaramente si propone come suo successore. E, forse per rispondere a chi lo accusa di andare verso un'annessione alla Lega, critica Matteo Salvini troppo tiepido nel sostenere le grandi opere, Tav in testa, contro l'immobilismo grillino. Dice anche, Toti, che le prime cose da fare per fermare il declino del Paese sono: «radere al suolo» il reddito di cittadinanza e sostituirlo con formazione professionale pagata dalle imprese, Piano casa straordinario, riduzione del cuneo fiscale. «E siccome le idee e i progetti comminano sulle gambe degli uomini - insiste - dobbiamo cambiare una classe politica che non ha dato risposte».

Berlusconi ha evitato una scissione che Forza Italia non si poteva permettere nominandolo con la Carfagna commissario a tempo del partito in via di trasformazione, ma ora deve evitare che Toti si allarghi troppo. Si fa precedere a Roma da un attacco duro ai gialloverdi e da un nuovo avvertimento a Matteo Salvini: «Come previsto, ecco la certificazione che questo governo a trazione Cinquestelle sta facendo male al Paese. Nei primi 3 mesi del 2019 la pressione fiscale è aumentata dello 0,3%. È il contrario di quanto garantito dal programma di centrodestra, firmato anche dalla Lega, presentato come impegnativo agli elettori italiani per ottenerne il voto alle scorse elezioni nazionali». Berlusconi è preoccupato per le «tasse alle stelle» e la pressione fiscale in crescita. E vuole che Fi sia più forte, in vista di un possibile governo di centrodestra, ma soprattutto per non farsi fagocitare dal Carroccio.

Apre per questo, in serata, il Tavolo delle regole, cui partecipa con Toti, Carfagna e le due capogruppo Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini, anche per controbilanciare l'assenza del suo vice Antonio Tajani, impegnato a Bruxelles. Il board, comunque, va allargato, ha già detto.

Prima il Cavaliere vede i coordinatori regionali, preoccupati e li rassicura: «Ho chiesto a Mara e Giovanni - dice loro - di coordinare il partito sulla base delle mie indicazioni». Il Cavaliere ha invitato i coordinatori a intensificare il lavoro sul territorio e a impegnarsi di più con sindacati e imprese. Li ha anche invitati a promuovere le iscrizioni al partito con una campagna di tesseramento. Sestino Giacomoni è stato confermato coordinatore dei coordinatori. «Il messaggio politico - spiega Massimiliano Salini, neocoordinatore lombardo - è importante almeno quanto la democrazia interna. Dobbiamo lavorare sul territorio in vista del Consiglio del 13 luglio e non rimanere in stand by in attesa di elezioni dei prossimi leader». Il rischio, e Berlusconi l'ha ben chiaro, è che invece di concentrarsi sui contenuti e la linea verso alleati e avversari i coordinatori, ma in particolare Toti, lascino spazio a faide interne.

«Non abbiamo bisogno di altre liti», dice il vice capogruppo al Senato Massimo Mallegni.

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