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Le trame sinistre dietro Mps che hanno affossato la banca

Il ruolo del Pd dietro i 40 miliardi di crediti deteriorati e i magheggi della Fondazione. Titolo crollato dell'83%

Le trame sinistre dietro Mps che hanno affossato la banca

Il Monte dei Paschi di Siena, a leggere la stampa quotidiana, appare come un colosso afflosciato, che rischia di cadere trascinando con sé le altre banche. Lungi da me contrastare il tentativo di salvataggio in corso, solo rivoluzionari da strapazzo sono per il tanto peggio tanto meglio. Ma non sono cieco e neppure sordo. Una volta consolidato il sistema creditizio, bisognerà fare i conti. E per questo il governo ha il dovere di rispondere a domande che riguardano il portafoglio di tutti, e pretendere che si faccia giustizia.

Mps è da decenni la banca comunista, e questo c'entra con il concentrato di nequizie e guai il cui conto paghiamo tutti. Questa appartenenza pratica al Pci-Pds-Ds-Pd non viene mai ricordata, come se fosse una banalità, dato che la tempesta della crisi colpisce tutti. Ma ci sono banche che stanno reggendo alla bufera e invece Mps, nonostante robuste iniezioni di denaro elargite nel tempo, è in condizioni pre-agoniche. Due i fattori che hanno minato le fondamenta patrimoniali. Il primo è la golosità di potere dei capi dell'ex Pci. Il desiderio realizzato a prezzi esagerati di acquisire banche su banche per allargare il controllo sul territorio in funzione di affermazione politica. Il secondo fattore che va illuminato è la entità spaventosa, superiore ai 40 miliardi, dei crediti a vario titolo incagliati e sofferenti. A chi sono stati concessi, e perché?

Nei giorni scorsi è stato il tema del litigio epico tra i due soli leader della lunga storia del Pci-Pds-Ds-Pd che siano stati segretario di partito e presidenti del Consiglio. Gli analisti di cose politiche si sono limitati a registrare la divaricazione feroce tra il Rottamatore e il Rottamato. Ma come capita quando litigano due coniugi il cui matrimonio è finito, e ciascuno pesca nel cesto casalingo della biancheria sporca storie di soldi e di tradimenti, salta fuori la verità non detta. Lo scontro tra Matteo Renzi e Massimo D'Alema è assai rivelatore. Ha cominciato il premier che ha attaccato l'ex-premier accusandolo di aver svenduto Telecom nel lontano 99: «C'è stato qualche governo di sinistra che ha privatizzato la Telecom facendo un regalo ai capitani coraggiosi. Ogni riferimento al governo di Massimo D'Alema è puramente casuale». Immediata la replica di D'Alema: «Renzi potrebbe parlarci delle fughe di notizie su Banca Etruria e dell'insider trading. Questo è un argomento che forse lui conosce meglio». Che cosa sa di preciso Renzi? O parla a vanvera? E D'Alema?

1) Davvero Telecom è stata regalata da D'Alema capo del governo a Colaninno, Gnutti, Conforti? Esiste un danno reale fatto al patrimonio degli italiani? Si configura un reato, secondo Renzi, oppure ritiene che si possano regalare beni di tutti a degli amici?

2) Che cosa risponde il premier alle accuse di insider trading in merito a Banca Etruria? Come spiega le dichiarazioni di De Benedetti, che grazie alle confessate notizie da lui ricevute da Palazzo Chigi si è accontentato di speculare per guadagnarci 600mila euro? A che punto è l'inchiesta della magistratura? Perché è così lenta e misteriosamente pare non interessare nessun giornalista pistaiolo? Queste due domande sono congiunte a quella su Mps, il più grande scandalo italiano dall'unità d'Italia per dimensioni e possibili conseguenze.

Gli italiani hanno diritto di sapere a chi la banca madre dei prestiti e dei finanziamenti del Pci-Pds-Ds-Pd ha dato 40 miliardi oggi considerati Npl (non performing loans, meglio noti in italiano come crediti deteriorati). Che criteri sono stati usati? Domande che forse non fanno comodo alla Ditta di Bersani e D'Alema, ma sulle quali ci piacerebbe capire perché Renzi non ci metta il naso e non intervenga. Forse perché il ministro Pier Carlo Padoan, che lo aiuta a dissimulare i disastri, viene dalla medesima Ditta dalemiana? O perché ci sono implicati attuali grandi, potenti e danarosi amici del governo?

Torniamo a Mps. Conviene rileggerne la storia e i numeri. Prima però una perla, anzi una pillola di veleno per i risparmiatori. È il 21 gennaio 2016 e Matteo Renzi si prende la briga di fare il testimonial del Monte dei Paschi, invitando tutti a investirci il proprio denaro: «È una banca risanata, è un ottimo affare» (conferenza stampa a Palazzo Chigi). Dopo di che si sono scatenate le vendite. Dopo di che, il 16 febbraio 2016, la Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per 13 persone, tra cui gli ex vertici di Mps, ex o attuali manager di Deutsche Bank e di Nomura. I reati contestati per fatti commessi tra il 2008 e il 2012 sono: falso in bilancio; ostacolo alle attività di vigilanza di Consob e Bankitalia; aggiotaggio; falso in prospetto. Proviamo a ripercorrere la cronologia degli eventi principali della recente storia che ha portato a tutto questo.

L'acquisizion e di antonveneta

Per Mps i problemi veri iniziano a novembre 2007 quando, con il mondo finanziario prossimo a sprofondare nel baratro, annuncia al mercato di aver raggiunto l'accordo con il Banco Santander per l'acquisizione di Banca AntonVeneta per circa 9 miliardi di euro. Cifra poi aumentata a 10,3 miliardi di euro a causa degli oneri dell'operazione, e a cui bisogna aggiungere altri 7,5 miliardi di debiti che AntonVeneta aveva nei confronti di Abn Amro. I 9 miliardi di euro iniziali vengono versati da Mps in due tranche e, fatto strano, su conti distinti: 7 miliardi direttamente a Santander; 2 miliardi su un conto di una banca londinese nella disponibilità dello stesso Banco Santander. Un enorme esborso di denaro che ha definitivamente compromesso la solidità patrimoniale dell'istituto senese. Segue un aumento di capitale da 5,8 miliardi euro, al quale si aggiunge l'operazione Fresh, un'emissione di titoli subordinati. La Fondazione, fedele al vincolo del mantenimento del controllo, versa 3,4 miliardi di euro. Nel frattempo, però, scoppia la bolla dei subprime. Le quotazioni dei titoli bancari vanno a picco in tutto il mondo. E il titolo Mps, che viaggiava intorno ai 4 euro a novembre 2007, nel marzo 2008 scende sotto i 2 euro. A questo punto, le casse della Fondazione sono vuote.

I derivati per coprire le perdite

Per coprire le perdite del 2007-2008, Mps «si impelaga» in almeno tre tipologie diverse di contratti derivati: Santorini; Alexandria; Nota Italia. Obiettivo: riuscire ad ottenere comunque un utile per la banca e rinviare le perdite agli esercizi futuri. Dulcis in fundo: distribuire gli utili realizzati attraverso i magheggi con i derivati alla Fondazione Mps, che a sua volta li ridistribuisce sul territorio secondo le indicazioni dei politici (di sinistra) che la controllano.

I tremonti-bond e i monti-bond

Per migliorare la compromessa situazione patrimoniale, nella primavera 2009 Mps decide di sottoscrivere 2 miliardi di cosiddetti «Tremonti-bond», impegnandosi a restituirli entro il 2012. I «Tremonti-bond» sono forme di obbligazioni convertibili, emesse da una banca e sottoscritte dal Tesoro, il quale in caso di mancata restituzione della quota entra nel capitale dell'istituto di credito.

Il 25 gennaio 2013 l'assemblea straordinaria di Monte dei Paschi di Siena decide di chiedere altri prestiti allo Stato, a quell'epoca denominati «Monti-bond», per un valore di 3,9 miliardi di euro. Una parte di essi serve proprio per rimborsare i «Tremonti-bond».

L'apertura del vaso di pandora

Complici i forti ribassi registrati da tutto il settore finanziario dopo la crisi subprime e il fallimento di Lehman Brothers, anche Mps vede ridursi la propria capitalizzazione in modo consistente: dai circa 12 miliardi del 2005 si scende a 2,7 miliardi a fine 2011. Ma non finisce qui! Il 7 luglio 2016 Mps tocca il nuovo minimo storico a quota 0,265 euro per azione, con una capitalizzazione di soli 777 milioni di euro. Negli ultimi 8 mesi, a seguito dei provvedimenti del governo Renzi sulle banche, il valore del titolo Mps è passato da circa 1,5 euro ad azione a circa 0,265: -82,3%. Come si vede, le prospettive sono incerte. Invece le colpe sono certe. Hanno nomi e cognomi.

E una casa: il Pci-Pds-Ds-Pd.

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