Cronache

Il trans diventa un modello. Ma gli eroi sono i "normali"

Caitlyn Jenner, ex decatleta con nome di Bruce, è celebrata per aver cambiato sesso. Ma il rischio è che diventi un modello

La copertina di Vanity Fair con Caitlyn Jenner
La copertina di Vanity Fair con Caitlyn Jenner

Di per sé la storia è meravigliosa. Dal punto di vista umano e giornalistico, soprattutto. Bruce Jenner, 65 anni, medaglia d'oro nel decathlon alle Olimpiadi di Montreal '76, personaggio popolarissimo negli Stati Uniti, star di una seguitissima serie tv, tre divorzi, dieci fra figli e figliastri, tra i quali la sex symbol Kim Kardashian, dopo anni di silenziosi tormenti interiori, ha deciso di cambiare sesso e nome, da Bruce a Caitlyn. E lo ha fatto platealmente, planetariamente, concedendo una pubblicità mediatica alla propria vicenda personale che ha pochi uguali nella recente post-contemporaneità. Luogo, peraltro, dove show umani del genere, grazie a web e social, azzerano i tempi e moltiplicano gli spazi. Da atleta supercampione del mondo a modella platinatissima della Rete in 24 ore nette. Da record. Come tutta la vita di Bruce - ora Caitlyn - Jenner. L'America, e il mondo, si emoziona.

Curioso che gente pronta a boicottare una fragola geneticamente modificata si commuova per la massima alterazione possibile della natura. Quella del sesso. Chi non accetta un Ogm è in prima fila per l'esaltazione del trans.

Emozionarsi è naturale. Lo storytelling è perfetto, hollywoodiano. E non solo perché tutto parte da Los Angeles. Impossibile rimanere insensibili alla soap opera sceneggiata dalla più grande rivista glamour d'America con la collaborazione della più grande fotografa vivente e di un premio Pulitzer. Anche la storia più bella, se non è raccontata bene, non regge.

E invece quella di Bruce-Caitlyn ha sfondato. Prima una clamorosa intervista tv di due ore a Abc News , un mese fa, in cui Bruce Jenner, davanti a 17 milioni di telespettatori, confessava di sentirsi donna, e di aver cominciato le cure ormonali per la sua trasformazione sessuale. Poi, ieri, lo scoop mondiale. Bustier in satin bianco, spalle nude, lunghi capelli ondulati, fisicatissimo, Bruce appare nelle forme di Caitlyn sulla copertina di Vanity Fair America . La fotografa chiamata a scattare è la leggendaria Annie Leibovitz, compagna di una vita di Susan Sontag, firma di alcune delle immagini più celebri della storia americana. E il giornalista chiamato a scrivere il reportage, di 22 pagine, è il Pulitzer Buzz Bissinger. La preparazione dell'evento, maniacale: set blindato e computer redazionali a prova di hacker. Poi il lancio in contemporanea dell'account Twitter della nuova Caitlyn Jenner che ha fatto piazza pulita del record mondiale segnato all'epoca da Barack Obama: oltre un milione di follower in appena quattro ore, mentre il presidente ce ne mise cinque per arrivare alla stessa cifra. E, infine, il tam tam digitale che ritwittava la storia meravigliosa di #Brucejenner che diventa #Caitlyn.

La chirurgia non trasformerà Jenner in una donna, anche se Bruce ora preferisce farsi chiamare Caitlyn. Lo stanno illudendo a colpi di cover e spotlight . Può, semmai, regalargli una nuova identità. Che è diverso. Dieci ore in sala operatoria per cancellare rughe e tratti troppo maschili, non bastano. Ma ciò non deve indurre a pregiudizi. Tutto ciò è davvero emozionante e commovente, detto senza ironia.

Si spera non saremo tacciati di sessismo, o di transfobia, però, se solleviamo qualche dubbio sulla serena transizione da un sesso all'altro che una vicenda scintillante come quella di Jenner può, ingannando, suggerire. Bastasse la foto di una arti-star... E si spera non saremo tacciati di sessismo, o di transfobia, neppure se solleviamo qualche dubbio sul fatto che i media , abbagliati dal come è stata raccontata la storia, finiscano per magnificare il cosa . È banale dire che scelte delicatissime come quelle che implicano il cambio di sesso siano assolutamente personali, e che nessuno può giudicare. Ed è banale dire che per cambiare non solo sesso, ma esistenza, a 65 anni, dopo essere stato marito e padre, occorra un coraggio solenne. Pochi lo hanno (così come, detto per inciso, pochi hanno i soldi di Bruce Jenner per alimentarlo). E quindi un motivo in più per seguirne con attenzione la storia. Ma lascia perplessi il fatto che tutto ciò diventi «esemplare». Diventi cioè un «modello» spettacolare, per la nostra società che di spettacoli vive. Una società secondo la quale la trasgressione, comunque sia declinata, per il solo fatto di essere «diversa», o «contro», o «al di là» della vita quotidiana, è sempre meglio della normalità. Un uomo per tre volte marito e per dieci padre che diventa donna, vale davvero di più di un qualsiasi padre che cresce uno o due o tre figli dentro un unico matrimonio? È davvero più esemplare ? Merita davvero più attenzione? È davvero migliore? Vale - al netto della popolarità acquisita come campione di atletica - le copertine, i servizi giornalistici, le interviste tv, i milioni di follower?

L'attenzione mediatica sulla prima celebrità trans globale, giustamente, è massima. Cambiare è bello, e per farlo occorre coraggio. Ecco perché seguiamo con attenzione la storia di Caitlyn. Ma rimanere se stessi, ogni giorno, può essere anche più difficile, ed eroico. Ecco perché alla fine ci piace di più la vita di Bruce.

Di tutti i Bruce del mondo.

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